La sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che illustra come «la Costituzione non conferisce il diritto all'aborto» e che ogni singolo Stato americano potrà legiferare a suo modo ha messo in allarme il mondo politico romano. In Italia, però, la questione è giuridicamente diversa, perché è disciplinata da una legge ordinaria, la legge 194 del 1978, «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza», poi confermata dal referendum del 1982.
Come è noto, gran parte del testo, nel quale si legge che lo Stato «tutela la vita umana dal suo inizio», è dedicato a eliminare gli ostacoli economici, psicologici, di salute e di altra natura che costringono di fatto una donna a sentirsi nelle condizioni di dover abortire. Una parte molto poco applicata, se non in realtà modello come alcuni Cav, i centri di aiuto alla vita.
D'altra parte, poiché l'aborto fa parte dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, e nonostante i tempi di attesa secondo l'ultima indagine del ministero della Salute non superino i quattordici giorni (sette sono obbligatori per legge per una riflessione più meditata, a meno che non sia un caso di urgenza), soprattutto da sinistra non mancano gli attacchi agli obiettori di coscienza, tutelati dalla medesima legge 194, medici e infermieri che non se la sentono di procurare aborti, che sono ritenuti troppi (a parlarne è per eesempio Stefano Fassina di Leu). Si è persino parlato di concorsi dedicati ai ginecologi non obiettori. Questo più o meno lo stato della questione.
A sottolineare che la legge 194 non è in discussione è Giorgia Meloni, con un intervento importante sia perché in base ai sondaggi è presidente del partito di maggioranza relativa, Fdi, sia perché si distacca da coloro che da destra o dalla Lega ne chiedono l'abrogazione in Italia. Netta la posizione della Meloni: «A chi usa anche la sentenza della Corte americana in tema di aborto per attaccare Fratelli d'Italia vaneggiando di proposte di abolizione della legge 194 corre l'obbligo di segnalare alcune questioni abbastanza banali: USA e Italia hanno ordinamenti giuridici profondamente diversi e che non possono essere paragonati». Aggiunge Meloni che «è un quadro lontano anni luce da quello italiano, nel quale l'interruzione di gravidanza è consentita non in forza di una sentenza (la famosa sentenza Roe versus Wade, ndr) ma di una legge votata dal Parlamento. E che consente l'interruzione volontaria di gravidanza a determinate condizioni ed entro un numero di settimane. Scenario molto diverso da quello Usa, nel quale si discute addirittura di aborto al nono mese o a nascita parziale».
Su una posizione simile, anche se non identica, il segretario della Lega, Matteo Salvini: «Personalmente sono per la difesa della vita, dall'inizio alla fine, quando si parla di aborto l'ultima parola spetta alla donna. Non ad altri». Nella sostanza, una difesa della 194. Legge meno che mai messa in discussione da Forza Italia. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri, sostiene che «l'aborto è una scelta estrema, ma è prima di tutto un diritto di libertà di cui le donne non possono essere private» e che «l'ultima parola spetta sempre alle donne, sottratte con la legge 194 alla tragedia degli aborti clandestini». Insomma la legge 194 nel centrodestra non è in discussione.
Anche il segretario dem, Enrico Letta, osserva, a proposito della destra italiana: «Non voglio sembrare troppo ottimista ma in queste prime 24 ore i commenti italiani pendono tutti o quasi sul lato del considerare che la scelta riguarda gli Usa».
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