1975

L'anno in cui viene vietato «presentarsi in pubblico a volto coperto» salvo giustificato motivo

Milano Una stretta su burqa e niqab in chiave sicurezza. È arrivata ieri in Lombardia con la delibera della giunta che vieta di entrare in ospedali e uffici regionali con il volto coperto e quindi anche con alcuni degli indumenti tradizionali islamici. La nuova regola dovrà essere applicata entro il 31 dicembre. Immediate invece le polemiche politiche, anche se i cittadini sembrano promuovere l'iniziativa. Secondo un sondaggio di Sky Tg24 infatti, il 94 per cento degli ascoltatori è d'accordo con il giro di vite. E anche il deputato piddino Simone Valiante parla di «provvedimento giusto e saggio».«I gravi episodi di terrorismo delle ultime settimane ci hanno indotto a rafforzare le misure di sicurezza - spiega l'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali (Lega) - Sono banditi burqa, niqab, come passamontagna e caschi integrali». È stato il governatore Roberto Maroni ad annunciare il provvedimento. «Chi controlla gli ingressi degli ospedali e di tutti gli uffici della Regione Lombardia - ha detto - potrà bloccare l'accesso a chi si presenta con il volto coperto. Esiste una legge nazionale in tal senso e noi abbiamo adeguato il nostro regolamento». In serata, dopo le reazioni accese ha aggiunto: «La solita sinistra ipocrita». La modifica del regolamento di accesso riguarda le strutture sanitarie e tutte le sedi di enti e società del sistema regionale. Il deputato leghista e segretario del Carroccio lombardo Paolo Grimoldi ora auspica che il Parlamento si adegui: «Da troppo tempo - spiega -, c'è una nostra proposta che chiede di far rispettare il divieto di accesso nei luoghi pubblici a chi indossa burqa e niqab e non è riconoscibile. Basta perdere tempo, il Parlamento segua l'esempio della Lombardia». Mentre l'assessore lombardo alla Cultura, Cristina Cappellini, chiede che i prefetti applichino il divieto anche a musei e teatri. E il segretario provinciale del Carroccio Davide Boni: «È ora di dire basta ad atteggiamenti remissivi verso chi dimostra di non rispettare le nostre regole». Ma dal Guardasigilli Andrea Orlando arriva lo stop: «Siccome c'è la legge, non si avverte l'esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico-propagandistico». Invita a un distinguo il prefetto di Milano Alessandro Marangoni: «La religione non deve essere confusa con la sicurezza. È un problema che verrà trattato nelle sedi opportune e che hanno titolo a esprimersi in questo senso». Il M5S lombardo parla di «tanta propaganda per nulla». E il Pd regionale attacca: «La Lega - dichiara il capogruppo Enrico Brambilla - molto prima di Donald Trump ha iniziato una campagna contro tutti i musulmani, accomunandoli ai terroristi. Un errore gravissimo». Interviene anche il governatore della Liguria Giovanni Toti (Fi): «Il divieto? Da noi non è all'ordine del giorno, ma se ci fosse non mi opporrei. Al momento è sufficiente seguire le regole che ci sono». Le associazioni islamiche intanto minacciano ricorsi.

Il testo unico del 1975 vieta di presentarsi travisati in pubblico, «salvo giustificato motivo». In passato le motivazioni religiose sono state considerate sufficienti - anche in tribunale - per consentire l'eccezione. La delibera «anti burqa» non avrà vita facile.

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