Non sarà l'ultima devastante frana, soprattutto considerato lo stato di erosione che sta colpendo i ghiacciai delle vette alpine. Certamente non è stata la prima. Ma sicuramente sarà tra le più devastanti di sempre con un enorme pegno di vite umane pagato alla fragilità della montagna. Secondo i dati di Cnr-Irpi, negli ultimi vent'anni sulle Alpi italiane si sono registrati più di 500 processi di instabilità naturale, tra frane, slavine e cedimenti e la situazione, a sentire esperti e climatologi, è destinata a peggiorare ancora. Così come il tragico bilancio delle vittime, con le ricerche dei dispersi ancora in corso, complicate dalle condizioni meteo è destinato ad aggravarsi e a far diventare la tragedia della Marmolada una delle peggiori della storia della montagna italiana ed europea.
Nella memoria del nostro Paese è ancora indelebile la strage di Rigopiano del 18 gennaio 2017. A Farindola, in Abruzzo, una slavina investì in pieno l'albergo Rigopiano - Gran Sasso Resort, causando 29 vittime, la peggior tragedia di sempre sulle montagne dell'Appennino. L'ondata di freddo aveva provocato nevicate abbondanti isolando alcuni comuni dell'Appennino centrale e un allarme valanghe era stato emanato proprio per quei giorni. L'enorme valanga travolse la struttura, sfondando le pareti e spostandola di circa dieci metri a valle . L'allarme, lanciato dall'albergo, venne inizialmente sottovalutato ritardando i soccorsi già complicati dalle interruzioni stradali dovute al maltempo. Delle 40 persone presenti nell'hotel, 28 ospiti (di cui 4 bambini) e 12 membri del personale, solo in 11 riuscirono a salvarsi.
Una tragedia ancora peggiore, in termini di vittime, nel 1999 in Austria, quando Galtür, piccolo centro sciistico di 700 abitanti, venne quasi completamente distrutto. Era il 23 febbraio quando dopo giorni e giorni di nevicate che avevano portato a oltre 4 metri l'accumulo al suolo, una valanga si abbatté sul paese distruggendo gran parte delle abitazioni. Le vittime furono 31 oltre a decine di feriti salvati dopo essere rimasti intrappolati tra i detriti.
La Marmolada stessa si porta dietro una storia di tragedie. Nel 1916, durante la Grande Guerra, i genieri dell'esercito austroungarico avevano ideato una vera città di ghiaccio, un complesso di gallerie, dormitori e depositi per collegare le postazioni in quota. Ma il 12 dicembre 1916, dopo abbondanti nevicate, la richiesta di trasferire i soldati venne ignorata e un'enorme valanga sotto Punta Penia travolse baracche e accampamenti causando la morte di almeno 300 soldati per quello che nella storia rimane il maggior disastro causato da una valanga.
Ma non sempre una valanga è stata sinonimo di tragedia. La fatalità a volte è stata evitata. È il caso del 5 dicembre 2020, quando il distaccamento di un fronte di neve distrugge il rifugio Pian dei Fiacconi, sopra il Lago Fedaia, a quota 2.626 metri. Le forti nevicate dei giorni precedenti avevano spinto a chiudere le strade e gli accessi al rifugio, solitamente molto frequentato da sciatori e alpinisti, evitando un'inevitabile strage. Il fato che interviene, come nel marzo 2010 quando una coppia di turisti austriaci rimane miracolosamente illesa dopo essere stata travolta da una valanga. L'8 dicembre 2011 tre bresciani furono coinvolti da una slavina e se la cavarono solo con qualche frattura.
Anche nel 2014, questa volta a maggio, altre quattro persone furono soccorse e salvate sotto la neve. Sempre a maggio, nel 2009, due escursionisti veneti trovarono invece la morte. La montagna è così: sa essere bellissima, a volte magica. Ma anche tremendamente crudele.
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