C'è una foto, quella dell'abbraccio di un'anziana terremotata dell'Aquila al Cavaliere, che racconta Silvio Berlusconi più di mille parole, amiche o ostili che siano. Non so se sotto quei capelli bianchi stretti sul suo petto l'allora premier avesse immaginato il viso di mamma Rosa, sarà per quel casco da pompiere che identifica uno Stato solidale e mai nemico, ma se dovessi dire chi è Silvio Berlusconi, direi: è quell'uomo lì, quello della foto. Punto. L'immagine è una delle migliaia che costituiscono l'album personale del Cavaliere, raccolta a cui ci è stato concesso di accedere per fare la selezione di più di centocinquanta foto che da oggi e per dieci giorni vi offriamo in fascicoli all'interno del Giornale.
Scatti storici e scatti inediti che ricostruiscono non solo la vita di un uomo, da bambino a oggi, vigilia del suo ottantesimo compleanno. Il film della vita di Berlusconi racconta anche, direi soprattutto, la storia recente di questo Paese, del quale l'uomo ha cambiato costume e un destino politico che nel 1994 sembrava ineluttabile: quello di essere governato, e chissà per quanto a lungo, dal più grande partito comunista (fresco del prefisso «post»), dell'Europa occidentale.
E poi le immagini private del suo girovagare per il mondo a stringere alleanze e patti, a mediare con i grandi e i tiranni, fino a diventare il primus inter pares della comunità internazionale, non per il potere del Paese rappresentato, ma per l'anzianità di servizio e l'esperienza riconosciuta.
Le immagini non mentono, sono puntini che se uniti raccontano una storia vera, ben diversa da quella che la stampa ostile ed editori interessati e rancorosi hanno dato in pasto all'opinione pubblica in tutti questi anni pubblicando notizie false o distorte, come hanno fatto su La Repubblica gli scribacchini delle procure, D'Avanzo compreso. Attaccando non solo Berlusconi ma chiunque, noi compresi, confutasse la loro narrazione. Non contenti continuano, come ha fatto ieri nei miei e nostri confronti il direttore della Repubblica Mario Calabresi, a insultare e minacciare.
È la loro cifra distintiva: mentire, omettere, non ammettere i propri errori.Alla loro opera di disinformazione oggi contrapponiamo un'operazione di verità che documenta una grande storia italiana giunta al traguardo degli 80 anni. Nulla di più, nulla di meno. Auguri, presidente.
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