Non è la prima volta che Aboubakar Soumahoro, il delegato italo-ivoriano dell’Unione sindacale di base, se la prende con la Lega e Matteo Salvini. Il sindacalista, arrivato in Italia – in Lombardia per la precisione – più di vent’anni fa (era il 1999) è stato intervistato dal Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che titola così sulla prima pagina del quotidiano la chiacchierata con l’attivista: "Un Salvini nero non può esistere, noi siamo buoni". Ma non solo, visto che si legge anche: "Se fossi il Salvini nero la pacchia finirebbe: ma per i cari lumbard".
Nelle scorse settimane Soumahoro era stato protagonista di un faccia a faccia televisivo con il segretario del Carroccio. Lo scontro, seppur in collegamento tv, si era consumato nel salotto televisivo di Mezz’ora in più, la trasmissione di Lucia Annunziata. L’oggetto del contendere il caporalato e la sanatoria per la regolarizzazione degli irregolari e dei clandestini tanto voluta da Lucia Bellanova, ministra renziana dell’Agricoltura. In quell’occasione, il sindacalista Usb invitò il capo politico della compagine leghista – contrario alla regolarizzazione – ad andare a lavorare nei campi insieme a lui e a tanti altri braccianti agricoli.
L’intervista di Antonello Caporale ad Aboubakar Soumahoro sul Fatto è tutta giocata sul filo dell’ironia, visto che il giornalista fin dal principio dice al proprio interlocutore: "Lei da questo momento è mister Pacchia", riferendosi in modo provocatorio al numero uno della Lega: "Prima gli italiani? Allora io dico di più. I varesotti a Varese. E questo tempo del Covid che ha fatto alzare i muri deve proseguire anche fisicamente. Un muro che tenga i calabresi al loro posto, un altro che isoli Milano dalla contaminazione anti lumbard. E i torinesi a Torino. Torino senza meridionali è come una farfalla senza ali. Significa che vuole condurla alla morte. Interpreto Salvini. Semplicemente. Ciascuno con la sua razza e il suo dialetto, i suoi usi e costumi…".
A seguire, Soumahoro mette da parte l’ironia e va all’attacco, invocando i porti aperti e professando l’accoglienza sempre e comunque: "L’'idea cattiva della separazione, se portata alle sue conseguenze naturali, produce un disastro, un mondo invivibile, inaccettabile. Intanto l'Italia non accetta più migranti: porti chiusi...".
Ma non è tutto, visto che il sindacalista parla di un "aerosol collettivo che sprigiona particelle di razzismo".
Questo aerosol, dice e concude Aboubakar Soumahoro, "non è più il sottofondo di una società tollerante, ma il coperchio che occlude ogni discussione e nasconde il sentimento che si priva di ogni pudore e legittima non più episodi isolati ma un'idea razziale della società. Nella pandemia tutti ci siamo preoccupati di difenderci dal virus. Anzi abbiamo detto che il pericolo siamo noi, ciascuno di noi è potenzialmente l'untore".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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