Uno sconto da almeno 5,5 miliardi di euro. È quanto costerebbe al governo italiano replicare la mossa del presidente francese Emmanuel Macron che ha «imposto» al premier Jean Castex di abbassare di 15 centesimi al litro il prezzo dei carburanti. Oltralpe il bonus durerà tre mesi, cioè fino al 30 giugno, e costerà 2 miliardi di euro. Se l'Italia, invece, volesse replicare l'intervento e renderlo di durata annua dovrebbe spendere il triplo se non una cifra maggiore.
Nel 2021 le accise sui prodotti energetici, infatti, hanno consentito allo Stato italiano di incamerare 23,8 miliardi di euro, valore che arriva a 30 miliardi considerando l'Iva applicata alle accise. Si tratta della quarta fonte di gettito per il Tesoro dopo Irpef (198 miliardi), Iva (148 miliardi) e Ires (31,8 miliardi). Immaginare un intervento sulle accise, pertanto, significa prevedere automaticamente un maggior deficit in quanto si inciderebbe su due fonti di ricavo: le accise e l'Iva che viene calcolata su di esse. Applicando lo sconto francese di 15 centesimi sulle accise al netto dell'Iva, si ottiene pertanto una riduzione di 0,123 euro, ossia 123 euro ogni mille litri di carburante. Considerato che, in base ai dati Unem (l'associazione delle imprese petrolifere italiane) ai 7 milioni di tonnellate di benzina e 23 milioni di tonnellate di gasolio per autotrazione venduti nel 2021 si ottiene una riduzione di entrate di 1,2 miliardi per la senza piombo e di 3,4 miliardi per il diesel cui si somma un altro miliardo di Iva sulle accise. Dunque, con 5,6 miliardi si ottiene uno sconto di 15 centesimi sui carburanti per 12 mesi nell'ipotesi di consumi invariati.
Ma sarebbe efficace? Sia la benzina che il gasolio costano circa 2 euro al litro e il beneficio si attesterebbe attorno ai 10 euro per ogni pieno. Una cifra non trascurabile nella quotidianità ma che potrebbe essere annullata da nuovi rincari. Il problema, infatti, non è solo italiano. È vero che il nostro Paese applica il maggior carico di accise sul diesel (617,4 euro ogni mille litri) in Europa. Una situazione che si ripete anche per la benzina (728,4 euro ogni mille litri, un valore secondo solo ai 790 euro dell'Olanda). Il prezzo dei carburanti, però, è elevato anche negli altri Paesi. Un litro di gasolio si paga allo stesso costo in Germania, Francia e Regno Unito. Idem la benzina. I Paesi con un sistema di welfare avanzato usano i derivati del petrolio per finanziare la spesa pubblica. Tant'è che in Norvegia (Paese produttore), Svezia, Danimarca e Belgio i prezzi alla pompa sono superiori a quelli applicati in Italia.
Il susseguirsi di crisi economiche in rapida successione rende impraticabile una revisione della spesa tale da rimodulare il prezzo dei carburanti che sono un bene necessario in un Paese avanzato. Si continuerà così ad assistere ad alcuni paradossi come quello dei distributori di diesel che per ogni litro venduto perdono 0,144 euro per non uscire dal mercato.
Ecco perché la definizione «truffa colossale» utilizzata dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, rischia di essere fine a se stessa. O, quanto meno, incompleta in quanto lo stato è socio al 57% di questa organizzazione.
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