Le accuse kafkiane al leghista Siri: la procura ha chiesto l'archiviazione

Prima la grancassa mediatica e le dimissioni poi per gli stessi pm l'impianto non stava in piedi

Le accuse kafkiane al leghista Siri: la procura ha chiesto l'archiviazione
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«Siri verso il rinvio a giudizio», «si avvicina il processo per il senatore leghista Siri». Così ormai tre anni fa, il 2 giugno 2021, giornali e agenzie di stampa davano per spacciato Siri, uomo di fiducia di Matteo Salvini, che nel governo gialloverde Conte 1 era stato sottosegretario alle Infrastrutture.

Raggiunto dagli avvisi di garanzia dalle procure di Milano e Roma, Siri era stato allontanato dal governo nel 2019 con un decreto del premier Conte e del ministro Danilo Toninelli. Due anni dopo, ecco le notizie che lo davano per spacciato: inchiesta chiusa, rinvio a giudizio imminente, prove schiaccianti. E via di questo passo. Invece dopo l'exploit mediatico l'inchiesta milanese che vedeva Siri accusato di finanziamento illecito per la robusta cifra di 200mila euro sparì dai radar, non se ne seppe più nulla. Passano altri tre anni e ieri si scopre che già da cinque mesi la Procura di Milano ha preso atto dello sgonfiamento della vicenda, e ha chiesto essa stessa l'archiviazione dell'indagine a carico di Siri, oggi consigliere economico del vicepremier Salvini. Prime pagine per l'incriminazione, silenzio stampa sulla assoluzione. A colpire sono soprattutto i tempi della vicenda, che mettono in luce uno dei tanti buchi neri del sistema giustizia: quello degli indagati lasciati a mollo, non mandati a processo e neppure prosciolti. È una stortura cui la riforma del ministro Cartabia ha cercato di mettere riparo ma che si scontra con i tempi della palude giudiziaria

L'inchiesta a carico di Siri, allora senatore, era partita da una puntata di Report, dove si parlava di finanziamenti bancari arrivati al leghista dal Lussemburgo e da San Marino, a condizioni - si diceva - particolarmente vantaggiose. All'accusa di finanziamento illecito la Procura milanese aveva aggiunto anche il reato di autoriciclaggio, per avere utilizzato parte dei fondi per acquistare una casa.

Nel frattempo sul consigliere di Salvini si è mossa anche la Procura di Roma che lo accusa di corruzione per soldi promessi (ma non ricevuti) per un emendamento (mai presentato) alla legge sull'energia eolica. Lui si proclama innocente anche su questo versante, ma almeno i pm di Roma non lo hanno lasciato a bagnomaria, e hanno chiesto il suo rinvio a giudizio. A Milano, invece, l'inchiesta era sparita dai radar, fino alla notizia - diffusa ieri sul Corriere.it - della sua archiviazione. Come sia stato possibile che tra la chiusura delle indagini e l'archiviazione siano passati tre anni non è chiaro. In questi tre anni Siri ha visto affossarsi la sua carriera (candidato nel 2022 in Emilia non è stato rieletto nonostante fosse il capolista della Lega) e ha atteso inutilmente notizie dai pm milanesi.

Che arrivano solo ora per la penna del pm Nicola Rossato che ha ereditato il fascicolo: i finanziamenti» appaiono al pm Nicola Rossato «del tutto scollegati all'attività politica», concessi e utilizzati «per scopi esclusivamente personali», «manca la prova di qualsivoglia contropartita politica di Siri per la ricezione dei finanziamenti agevolati». Con quei soldi, Siri ci ha semplicemente pagato delle tasse arretrate, poi li ha restituiti alla banca fino all'ultimo euro. Per scoprirlo i pm hanno impiegato cinque anni.

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