Addio all'Emilia rossa Dem ridotti a vincere con Casini e Lorenzin

Anche la dorsale appenninica volta le spalle al Pd. Salvati dai successi degli ex centristi

Addio all'Emilia rossa Dem ridotti a vincere con Casini e Lorenzin

Da simbolo del buon governo a caso di scuola di cattiva amministrazione. Di come la cattiva gestione dell'immigrazione possa fare convertire anche l'elettorato più fedele. L'Italia rossa non c'è più. Le regioni che per definizione votavano sempre a sinistra per storia, tradizione e poi anche clientele, hanno deciso che la fedeltà politica è un disvalore.

Ieri, i risultati dei collegi uninominali hanno messo in chiaro una tendenza che ha contribuito in modo determinante alla sconfitta del Pd. Il centrodestra ha conquistato pezzi importanti del Centro Italia. Mezza Toscana ha eletto i candidati della coalizione di destra, così come l'Emilia. Fedeli alla sinistra la Romagna e una fascia della Toscana che va da Livorno agli Appennini, passando per Firenze. Tutto il resto va a Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Noi con l'Italia. Politicamente significativo il risultato dell'Umbria, regione passata interamente al centrodestra.

Dei tre collegi di Camera e dei due del Senato, nessuno è andato al Pd, ma nemmeno al Movimento cinque stelle. «Fatto storico», commenta Fiammetta Modena, capolista di Forza Italia al Senato nel collegio di Perugia ed esponente storica degli azzurri. Il partito di Silvio Berlusconi ha aumentato i consensi, passando dall'8% delle regionali al 12%. «Siamo riusciti a recuperare l'elettorato moderato».

La coalizione ha vinto grazie al boom della Lega, passata dallo 0,6% del 2013 al 20%. Sono voti in uscita dalla sinistra, spiega Modena. «Gli elettori tradizionali del Pd non si sono più sentiti tutelati rispetto agli immigrati. Non è razzismo, l'Umbria resta una terra accogliente. Ma dalle scuole ai carceri ingestibili, ai tribunali intasati dai ricorsi dei richiedenti asilo, i più deboli si sono sentiti poco tutelati».

Risultato, non sono passati i candidati dell'uninominale. Candidati blasonati, come Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro candidato a Terni. Poi il sottosegretario Gianpiero Bocci. Entrambi hanno perso a favore dei candidati del centrodestra. Un percorso iniziato con l'elezione di Andrea Romizi, primo sindaco di Perugia di centrodestra dal dopoguerra. E poi con il no al referendum. Un voto di sfiducia a Renzi che l'Umbria condivide con un pezzo di Toscana.

Tra i collegi passati al centrodestra c'è anche Arezzo. Città di Maria Elena Boschi, che era però candidata a Bolzano. Il Pd locale ha pagato il prezzo della fine di Banca Etruria e il centrodestra aretino si consolida come forza di governo.

A livello regionale centrodestra e centrosinistra si equivalgono: il centrosinistra alla Camera si attesta sul 33,69%, con il Pd che scende sotto la soglia del 30%, fermandosi al 29,7%, il centrodestra al 32,06% con Lega al 17,39%, Forza Italia al 9,95%. Il Movimento cinque Stelle si ferma l 24,69%

Cadono feudi rossi come la provincia di Grosseto, compresa Capalbio, comune che ospita la spiaggia simbolo della sinistra radical chic. A destra tutto il Nord della regione.

Crolla di fatto la cassaforte di voti (e non solo) del vecchio Pci. In Emilia Romagna il centrodestra raccoglie il 33,3%, contro il 30,5% della sinistra e il 27% del Movimento 5 stelle. A Bologna ce la fa Pier Ferdinando Casini, con il 34% contro il 28 per cento del candidato del centrodestra.

Il Pd vince il collegio a Imola, Reggio Emilia, Ravenna, Forlì e Modena, dove riesce a passare Beatrice Lorenzin, leader della lista Civica popolare. Per il resto, emerge la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni. Percepiti come più affidabili sull'immigrazione, anche da chi ha sempre votato a sinistra.

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