P oche settimane prima del terribile terremoto che colpì l'Irpinia, avevo presentato il progetto per un grande Laboratorio da costruire sotto il Gran Sasso; alla presentazione venne il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che seguiva con molto interesse la realizzazione in Italia di un progetto scientifico in grado di attrarre l'attenzione della Fisica di frontiera.
Quando poi il 23 novembre 1980 la Terra tremò in Irpinia, Pertini mi chiamò a Ginevra. Ecco le sue parole: «Lei ha lavorato su un grande progetto per studiare le Forze Fondamentali della Natura, vuole fare un grande Laboratorio al Gran Sasso per studiare le stelle che brillano di neutrini più che di luce? Ma io qui a Roma, presidente della Repubblica, debbo sapere dalla gente che c'è stato un terremoto in Irpinia? Nemmeno i carabinieri hanno potuto telefonare. La loro caserma è crollata».
Dissi al Presidente che l'Italia non aveva una rete sismica e che sarebbe necessaria una rete sismica mondiale. Ma nel mondo non era possibile creare un legame tra le nazioni in quanto una rete sismica mondiale avrebbe potuto rivelare le esplosioni nucleari sotterranee che erano al centro delle attività segrete delle superpotenze.
Dopo l'incontro con Pertini la WFS (World Federation of Scientists) ebbe l'autorizzazione per creare a Erice il primo centro sismologico per lo studio dei terremoti e fare così partire quella che sarebbe diventata la rete sismica mondiale. Decisi di inviare uno dei miei più brillanti studenti Enzo Boschi nei due centri americani più qualificati per lo studio teorico e sperimentale dei terremoti: Caltech e Harvard. Nasce così la nuova era per quello che è oggi l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Questo istituto ha costruito la mappa di tutte le zone sismiche d'Italia classificandole correttamente in base ai pericoli che ciascuna zona ha di subire scosse sismiche. La Sardegna è il luogo più sicuro. Ce ne sono altre in tutta Italia. Sono informazioni preziose che esistono grazie al formidabile lavoro fatto da Boschi come Presidente dell'Ingv. Fu il ministro Ortensio Zecchino a far nascere l'Ingv il 29 settembre 1999 mettendolo in mano a Enzo Boschi.
E adesso due parole sul problema che appassionava Enzo Boschi: la previsione dei terremoti. Continenti come Europa, Africa, America, circondati dagli oceani, a prima vista, sembrano la struttura essenziale del pianeta. Non è così. La buccia esterna della Terra sulla quale noi viviamo è costituita da sei grandi placche solide e da altre di piccole dimensioni. Le grandi placche portano continenti e oceani. L'Asia, l'Europa e un pezzo di Oceano Atlantico sono sulla stessa placca. Le placche si muovono in quanto galleggiano sul mare di lava che sta sotto. A causa di questo movimento, dopo un milione di anni, una placca ha percorso ben dieci chilometri, andandosi a scontrare con la placca vicina o allontanandosene. Nei confini tra queste placche si concentrano i terremoti. Un sisma di ottavo grado con epicentro in una zona desertica o nell'oceano rimane totalmente ignoto al grande pubblico.
Lo stesso sisma in una metropoli causerebbe mezzo milione di vittime. I confini delle placche non sono le frontiere politiche. Studiare tutti i terremoti è il primo passo per arrivare a prevederli. Era questo il problema su cui lavorava Enzo Boschi.
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