Il protocollo? Che strazio. «Lui è diventato capo dello Stato e io adesso sono la portiera. Sto smistando biglietti e lettere da ore», così il 10 maggio 2006, subito dopo l'elezione si sfogava Clio Bittoni Napolitano con Maurizio Caprara, futuro portavoce del presidente. Sobria, indipendente, risoluta, battuta pronta. Mai first lady, manco a dirlo. «Il ruolo di consorte del capo dello Stato non è previsto nell'ordinamento della Repubblica italiana».
Niente interviste, pochi viaggi ufficiali con il marito, basso profilo pubblico, il lavoro di avvocato sempre mantenuto. «Lo svolgo con scrupolo e correttezza», si legge nel curriculum. Ha seguito di un anno il marito. A novembre avrebbe compiuto 90 anni.
Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, figlia di un confinato dal fascismo, studiò giurisprudenza a Napoli dove aveva studiato Giorgio. Nel 1959 il primo incontro e il matrimonio. «Ero stato fortemente attratto da quella ragazza, più giovane di me, che avevo visto in ambienti del partito».
Sono rimasti sposati 64 anni, per sempre. Militante comunista e donna di legge, difendeva la Lega delle cooperative e ha seguito con discrezione la carriera del marito. Nell'ombra se possibile, tranne per eventi di beneficenza. Appena poteva usciva dal Colle a piedi, da sola, per raggiungere la casa dietro via dei Serpenti, a trecento metri. In una di queste sue fughe fu investita sulle strisce pedonali proprio davanti al Quirinale. Un brutto incidente, che le provocò diverse fratture e la tenne a letto parecchio tempo. Paradossalmente, a metterla sotto fu un'auto condotta da una vecchia coppia di amici del Pci. Da allora il limite di velocità è di 30.
Due figli, Giovanni e Giulio. Zero nostalgia del partito filo sovietico. Pure lei come Giorgio Napolitano, che al Bottegone chiamavano l'amerikano, superò la tradizione comunista per approdare al socialismo liberale di taglio europeo. Forte l'influenza del padre Amleto, sindaco di Chiaravalle nel dopoguerra. «Quello che ci unisce - raccontò l'ex presidente - veniva dell'educazione familiare. Conservo una memoria profonda di quel bastian contrario anti staliniano. Abbiamo il senso della famiglia, che ci ha aiutato a superare anche i momenti difficili, alti e bassi della vita».
Testa dura pure lei. Stile misurato, tranne qualche vezzo: cappelli, spille vistose, sciarpe.
E le sigarette. Provarono in tanti a farla smettere, ma Clio niente. Ha sempre fumato, anche in età avanzata, quando girava con la bombola d'ossigeno, diventata un accessorio inseparabile. «Toglietemi tutto ma non queste».
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