Il Pd rinnega Minniti: parte l'assalto al memorandum con la Libia

Chiesto al governo di riferire in aula in vista del rinnovo dell'accordo con Tripoli, voluto nel 2017 dal governo Gentiloni, per altri tre anni

Il Pd rinnega Minniti: parte l'assalto al memorandum con la Libia

Il memorandum con la Libia è tornato a scuotere il dibattito politico italiano. Il prossimo 2 novembre, senza atti prodotti dai governi di Roma, l'accordo con la controparte libica sarà rinnovato per altri tre anni. Si tratta del documento, voluto nel 2017 dall'allora ministro dell'Interno Marco Minniti, responsabile del Viminale sotto il governo targato Paolo Gentiloni, con cui l'Italia ha concordato con la Libia aiuti economici in cambio di un'azione di contrasto molto più forte da parte di Tripoli contro le partenze dei barconi.

Il Pd chiede di riferire in aula sul memorandum

La data del 2 novembre è oramai prossima ed è proprio dal Pd, partito dell'allora ministro Minniti, a chiedere di ripensare a quell'accordo. Forse si tratta del primo vero atto da opposizione da parte della compagine dem nel nuovo parlamento. “La gestione dell'immigrazione – ha dichiarato in una nota nelle scorse ore la responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle – deve avvenire in modo legale e sicuro. Fondamentale per questo obiettivo è il dialogo e agli accordi con i Paesi di provenienza e di transito. Con questa finalità, nel 2017 l'Italia stipulò con le autorità libiche un Memorandum sul contrasto al traffico di esseri umani. Senza un atto del governo italiano, il 2 novembre il Memorandum verrà rinnovato tacitamente per altri tre anni, quando di fatto è rimasto inattuato in alcune parti fondamentali”.

In poche parole, il Pd sta chiedendo al governo di Giorgia Meloni di indugiare sul rinnovo del documento con Tripoli. Indugiare però in questo momento vorrebbe dire non rinnovare. Una responsabilità non da poco in capo a Roma, specialmente adesso che il dossier libico potrebbe diventare un primo banco di prova per il nuovo esecutivo.

Secondo Lia Quartapelle, il memorandum andrebbe messo in discussione perché inattuato in alcune delle sue parti. “La mancata risposta delle autorità libiche alle richieste italiane di modifica sollevano più di un dubbio sulla reale attuazione di tutto l'accordo – ha proseguito la deputata dem – Per questo, chiediamo che il governo riferisca in aula spiegando come intende proseguire nel necessario rapporto con le autorità libiche. Chiediamo che non avvenga un rinnovo tacito perché le richieste italiane di modifica al Memorandum sono rimaste lettera morta”.

Una questione sempre al centro di polemiche

Quali sono le richieste italiane rimaste lettera morta a cui fa riferimento Quartapelle? Si tratta di alcune prescrizioni e modifiche avanzate nel 2019. Già allora infatti il memorandum con la Libia ha rappresentato una questione potenzialmente esplosiva a livello politico. Questo perché in quel momento il Pd non era all'opposizione. Anzi, il 2 novembre 2019, quando c'è stato il rinnovo per altri tre anni del patto con Tripoli, i dem avevano da poco contribuito a inaugurare il Conte II.

Le rimostranze della parte più a sinistra del Pd, capeggiata all'epoca da Matteo Orfini, hanno messo a rischio lo stesso esecutivo. Poi si è giunti a un compromesso: chiedere a Tripoli garanzie sul rispetto dei diritti umani. Una vera e propria utopia però, visto che in Libia da anni non esiste un governo in grado di controllare il proprio territorio.

Si sapeva cioè già allora che da parte libica, purtroppo, non potevano essere date concretamente alcune garanzie. Lasciando quindi la questione fondamentalmente aperta e poggiata sulla testa dei governi successivi. All'attuale esecutivo adesso il Pd ha chiesto ripensamenti. Ma è forse troppo tardi per farlo: se l'Italia dovesse rinunciare al memorandum, rischierebbe di perdere molte posizioni in Libia, a vantaggio di un'arrembante Turchia.

Ankara proprio nei giorni scorsi ha chiuso degli accordi con il governo di Tripoli e se dovesse avere in mano anche il dossier immigrazione, difficilmente si porrà il problema del rispetto dei diritti umani.

La questione di oggi è quindi quella di tre anni fa: scegliere cioè tra un accordo figlio della real politik oppure indietreggiare nei rapporti con la Libia. Con tutte le conseguenze del caso, anche in fatto di immigrazione.

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