Vladimir Putin chiede scusa per il tragico incidente accaduto all'aereo dell'Azerbaijian Airlines, che si è schiantato a Natale in Kazakistan mentre era in viaggio verso Grozny. Ma ben si guarda dall'entrare nei dettagli e confessare che è stato un missile Pantsir-S della sua contraerea a provocare la morte di 38 persone.
La tragedia è maturata nello spazio aereo ceceno, e lo zar di Mosca, nel corso di una conversazione telefonica con il presidenze azero Aliyev, riportata dalla Tass, si è giustificato spiegando che mentre l'Embraer 190 tentava di atterrare, nei cieli si stava combattendo una battaglia tra i droni ucraini e le difese aeree di Kadyrov. «Grozny, Mozdok, Vladikavkaz, così come base navale di Kaspiysk, si trovavano sotto attacco. Non posso fare altro che esprimere le condoglianze alle famiglie delle vittime».
Le indagini su quanto accaduto attorno alle 11,30 del 25 dicembre vanno avanti con la classica superficialità da sudditanza psicologica. I dati oggettivi emergono dal lavoro sottotraccia delle agenzie di intelligence. Ieri sono iniziati i lavori del team guidato dal vice primo ministro kazako Kanat Bozumbayev che ha parlato di attività «in piena trasparenza», ma in pochi ci credono. Per Zelensky è la Russia che «deve fornire spiegazioni chiare e smettere di diffondere disinformazione», e l'Alta rappresentante Ue della politica estera Kaja Kallas, che associa il disastro dell'Embraer a quello nel 2014 dell'MH17 della Malaysia Airlines, chiede «un'indagine rapida e indipendente».
Ieri, dopo il colloquio con l'omologo azero, Putin ha firmato una legge che consente di sospendere temporaneamente l'appartenenza dei Talebani alla lista delle organizzazioni terroristiche bandite in Russia (dal 2003), a patto che si dimostri che il movimento fondamentalista, si legge nel testo, «concluda le attività volte a promuovere, giustificare e sostenere il terrorismo». Il piano del Cremlino è quello di rafforzare le proprie relazioni con i Paesi islamici. Basti pensare all'alleanza con l'Iran e al recente incontro con il presidente Pezeshkian, per costituire una sorta, sono parole di Putin, di «nuovo ordine mondiale». Sull'argomento si è espresso anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, spiegando che «la leadership afghana sta cercando di mantenere un dialogo costruttivo con noi. Li metteremo alla prova».
Sul campo le truppe russe stanno combattendo nelle ultime ore su tre fronti: sono vicine all'accerchiamento di Velyka Novosilka e Kurakhove, al confine tra le regioni di Donetsk e Zaporizhzhia, circondano Pokrovsk (Donetsk) da sud e da ovest, e nel Kursk, nonostante il sostegno delle milizie nordcoreane e dei micidiali caccia Su-35S, sono ancora lontane dall'eliminare la testa di ponte di Kiev. In questo momento sono circa 600mila i soldati russi sul territorio dell'Ucraina. È il numero più alto dall'inizio dell'operazione speciale. Lo afferma il rappresentante dell'intelligence di Kiev Andriy Yusov. Nella notte un'esplosione alla stazione ferroviaria di Voskresensk (Mosca), ha distrutto i vagoni di un treno merci che forniva logistica ai russi.
Le truppe di Mosca hanno attaccato 4 villaggi nel Sumy, quelle ucraine Belgorod. La Grecia trasferirà 24 missili Sea Sparrow a Kiev. La petroliera Eagle S, sospettata di aver sabotato un cavo sottomarino nel Baltico, è stata sequestrata dalla polizia finlandese.
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