"Aeroporto Berlusconi". Malpensa già battezzata. E il Pd sale sulle barricate

C'è la delibera Enac sullo scalo lombardo. Soddisfatto Salvini. I dem: "Da revocare"

"Aeroporto Berlusconi". Malpensa già battezzata. E il Pd sale sulle barricate
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Adesso è ufficiale: l'aeroporto di Milano Malpensa sarà intitolato a Silvio Berlusconi. Anzi, lo è già perché la delibera dell'Enac ha effetto immediato. La formula completa è Aeroporto internazionale Milano Malpensa - Silvio Berlusconi. Ma al «battesimo» non partecipano le opposizioni che anzi vanno al contrattacco. «Questa decisione - si scatena il Verde Angelo Bonelli - farà ridere il mondo». E una trentina di parlamentari del Pd insorge: «Malpensa è dei cittadini e non della maggioranza». Che evidentemente l'avrebbe sequestrato.

Insomma, per una volta si potrebbe esprimere un punto di vista condiviso, ma l'impresa è già fallita. Con i 5 Stelle che elegantemente evocano la «repubblica delle banane». Già si era messo di traverso la Cgil che aveva proposto di dedicare lo scalo a Carla Fracci, stella indiscussa del balletto e della cultura milanese; poi era venuto allo scoperto, fra gli altri, il sindaco della metropoli Giuseppe Sala, che in verità aveva contestato i metodi spicci e poco ortodossi,dal punto di vista del galateo istituzionale, con cui si era giunti in velocità alla decisione, e altrettanto a tempo record il primo cittadino si era preso la replica piccata del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Sala pensi a tagliare l'erba e a chiudere le buche nelle strade».

Ora Salvini manifesta «grande soddisfazione» per la scelta, ma dall'altra parte dell'emiciclo si alzano voci scandalizzate che puntano il dito contro l'Enac e il Palazzo. «Con l'aeroporto di Malpensa intitolato a Berlusconi - affermano i 5 Stelle in una nota - Meloni restaura la repubblica delle banane. Una repubblica in cui se frodi il fisco e vieni condannato in via definitiva, una volta passato a miglior vita ti intitolano persino un aeroporto internazionale». Meno irridente nel linguaggio ma altrettanto aggressiva l'interrogazione presentata da una trentina di deputati del Pd, da Gianni Cuperlo a Chiara Braga, da Laura Boldrini e Lia Quartapelle a Debora Serracchiani, che chiedono di «chiarire quale procedura sia stata seguita per l'intitolazione e quali siano le motivazioni per cui non è sta rispettata la procedura prevista dalla legge 1188/1927, che richiede un periodo di dieci anni dalla morte della persona prima di intitolare un luogo pubblico».

Di più, il partito è sul piede di guerra. «Come Pd della Lombardia - si legge in un comunicato che porta in testa la firma della segretaria regionale Silvia Roggiani e del capogruppo Pierfrancesco Majorino - agiremo affinché l'intitolazione venga revocata».

Insomma, invece di andare avanti pare di essere tornati indietro di almeno dieci anni. Con l'emiciclo che si spacca, come davanti a una sentenza che potrebbe pure essere ribaltata. Ma come sempre in questi casi, alla fine deciderà l'opinione pubblica.

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