Aga Khan, una vita da mille e una notte

Miliardario e filantropo con due mogli e quattro figli. "Inventò" la Costa Smeralda

Aga Khan, una vita da mille e una notte
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Quando la Costa Smeralda era «ancora» la Costa Smeralda, in piazzetta a Porto Cervo, all'ora dell'aperitivo, le signore arrivavano scalze e in abito da sera oppure ancora in bikini, appena sbarcate da un veliero ormeggiato al molo A, con la borsa di paglia in mano, la salsedine tra i capelli e certi gioielli che sembravano usciti dalla Torre di Londra.

La Costa dell'«Aga» era così. Piena di contrasti, old money e lusso di buongusto. Lino bianco e diamanti. Sole, sabbia rosa e un vento di Maestrale che soffiava ancora gagliardo dalla Francia. Quattro o cinque negozi nei quali era complicatissimo reperire qualsiasi cosa. E quella farmacia che troneggiava sulla piazzetta (dove adesso c'è Hermes) che vendeva dai salvagenti all'Aspirina a Chanel N°5. Intorno, una terra «selvatica» che «l'Aga» non ha mai preteso di domare. Non esisteva un posto del genere prima che lui lo inventasse (dalle case al porto, alla linea aerea Alisarda che poi divenne Meridiana...). Karim Aga Khan IV era principe anche prima di ostinarsi su quella benedetta fetta di terra della Gallura, ma da quel momento divenne «il principe della Costa Smeralda». Non che fosse noto «solo» per aver ingolosito di Sardegna mezzo universo, ma quel posto, per come lo creò dal nulla nel 1962 (quando fondò il Consorzio Costa Smeralda), era esattamente l'emanazione del suo modo di essere. Imprenditore e filantropo, tra gli uomini più ricchi del mondo, Shah Karim al Hussaini (che si è spento martedì notte a Lisbona, all'età di 88 anni, circondato dalla sua famiglia) era il quarantanovesimo imam ereditario dei musulmani ismailiti e discendente diretto del profeta Maometto. Nato a Ginevra il 13 dicembre 1936, è stato uno dei più grandi proprietari e allevatori di cavalli purosangue da corsa, possedeva jet, yacht, un'isola caraibica e il suo patrimonio era stimato attorno ai 13 miliardi di dollari. Si è occupato di diverse iniziative sanitarie per i poveri nei Paesi in via di sviluppo convinto com'era che un imam o un leader religioso non dovesse «ritirarsi dalla vita di tutti i giorni». Si calcola avesse circa 80mila dipendenti in trenta Paesi, una rete di banche di proprietà e aziende in vari settori (energia, telecomunicazioni, farmaceutica...).

Due mogli (Begum Salimah, nata Sarah Frances Croker-Poole e Begum Inaara, nata Gabriele Renate Homey), quattro figli (l'erede Rahim, e poi Aly Muhammad, Zahra, Hussain), è stato il primo musulmano a ricevere in Italia il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica dal presidente della Repubblica Giovanni Leone, nel 1977 e poi fu nominato Cavaliere del Lavoro nel 1988 perché con la Sardegna, per quella terra tanto amata, seppe essere un visionario. Trasformò la Costa in un'industria, partendo addirittura dai collegamenti (prima inesistenti) iniziando con i fokker, per poi costruire l'aeroporto di Olbia. Il gentiluomo rivoluzionario che costruì senza deturpare, un monarca illuminato. Fondatore dell'Aga Khan Development Network (una rete di agenzie di sviluppo per migliorare la qualità della vita in diverse regioni dell'Asia e dell'Africa) perché, come egli stesso spiegò: «La forma più alta di umanità è la sola a poter fare la differenza».

Ricordare Karim Aga Khan, il principe, significa ricordare una certa Costa Smeralda, un certo mondo e un certo modo di intendere la vita che lui aveva impresso tra quelle pietre: irreplicabile.

Ieri Olbia e Arzachena hanno indetto due giorni di lutto cittadino ed è arrivato il cordoglio dai membri del Consorzio della Costa Smeralda: «Non abbiamo parole. Solo una: Grazie».

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