Due casi (ancora) e un filo che li lega: la paura. Quella di due donne a Pesaro, dove Federico Marcelli, 49 anni, ex barista, condannato per violenza sessuale e maltrattamenti a 10 anni e 4 mesi, confermati in appello, è fuggito da casa della madre dove era ai domiciliari una settimana fa, rompendo il braccialetto elettronico. Da allora vivono nell'incubo le donne che lo avevano denunciato e fatto condannare. Ma la paura è anche quella di una ragazza di 19 anni che a Milano si è salvata solo grazie a un gesto: il pugno chiuso con le quattro dita che si aprono e il pollice che resta attaccato al palmo. Quel gesto antiviolenza di richiesta di aiuto (nella foto) non è sfuggito alla giovane manager del McDonald's che ha chiamato la polizia e ha seguito quella strana coppia entrata alle 3 di notte nel fast food ormai in chiusura, cercando un bagno. «Mi spiace ormai abbiamo già pulito tutto», ha sorriso la manager. Ma capta il labiale della ragazza, che dice «aiuto» mentre allunga le dita in quell'inequivocabile gesto. È stato un inanellamento di «se», fortuiti e fortunati che non hanno fatto finire nel peggiore dei modi una storia di abusi sessuali, iniziata qualche ora prima martedì in piazza della Scala. Vittima, una ragazza arrivata in città da Bergamo per assistere a un concerto. Finito lo spettacolo, torna in albergo. Ha preso una stanza in centro, vicino a piazza Duomo. Ma è ancora presto, appena passata la mezzanotte. Decide di fare due passi. In piazza incontra un gruppo di ragazzi, immigrati di seconda generazione come lei. Due chiacchiere, il tempo passa e lei resta con un ragazzo nordafricano, 23 anni, irregolare. «Facciamo due passi», suggerisce lui. E si incamminano verso piazza della Scala. Sono le 1.30, quando si siedono sulla panchina. Il ragazzo si avvicina, la abbraccia. Lei non vuole, lo respinge ma lui «in lingua araba mi dice che ha due volti uno cattivo e uno buono» racconterà dopo nella denuncia. A quel punto è in trappola. Lui le dice che se si alza «la farà a pezzi», la bacia, inizia a palpeggiarla ovunque. Lei non vuole quelle mani, quei baci, è impietrita dalla paura quando lui le stringe la mano e la obbliga a seguirlo. Vuole portarla a casa sua. Quando arrivano in via Torino sono le 3 passate. Ma c'è un'insegna accesa. È quella del McDonald's, ci sono dei camerieri che stanno sistemando per chiudere il locale. Lei chiede di fermarsi un attimo, per andare in bagno. Lui ne approfitta per chiedere una sigaretta. È un attimo. Quell'attimo che basta alla ragazza di fare il gesto «Signal for help», di sussurrare «aiuto». La manager coglie il labiale, interpreta, agisce e li segue. Quando arrivano le volanti della polizia i due sono in Corso di Porta Ticinese. Lei si stringe nel suo giubbino nero, tremante col cuore che le batte fin nelle orecchie.
Lui è aggressivo e cerca di sviare a quel controllo. Ma tutto è finito. Bene, questa volta. Anzi, meglio di come poteva finire. Lui è stato arrestato per violenza sessuale. A lei comunque resteranno appiccicate quelle mani addosso. E la paura, per sempre.
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