Una lettera scritta scritta dall'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, e indirizzata al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per convincerla ad assegnare l'Airbus Etihad A340-500 al ruspante premier Matteo Renzi.
Siamo nel settembre 2015 e, come racconta Il Fatto Quotidiano, Renzi voleva a tutti i costi un aereo di Stato in vista delle missioni internazionali. L'11 dello stesso mese De Vincenti avrebbe preparato una missiva all'indirizzo del ministro Pinotti. L'attuale leader di Italia Viva, dal canto suo, ha spiegato che quel velivolo non era per lui ma per le missioni all'estero delle imprese. “Io non ci ho mai messo piede”, ha inoltre specificato il senatore toscano.
In ogni caso la lettera di De Vincenti conterrebbe numerose incongruenze e inesattezze tecniche. Ad accorgersene e segnalare il tutto alla Guardia di Finanza fu il manager aeronautico Gaetano Intrieri, nell'estate 2018 consulente del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Da lì partì poi tutta l'inchiesta sull'"aereo di Renzi" che continua a tenere banco.
Ma torniamo alla lettera per passare in rassegna le varie "bufale" che sarebbero state utilizzate per convincere il ministero ad assegnare il costoso Airbus a Renzi. Intanto De Vincenti avrebbe sostenuto che gli A319 della flotta di Stato fossero vecchi e costosi e che per questo motivo dovessero essere sostituiti con mezzi più moderni. In realtà i 3 Airbus A319 furono acquistati a cavallo tra il 2001 e il 2005 e hanno la stessa età dell'aereo di Renzi, datato 2006. Quei 3 Airbus, tra l'altro, fanno tutt'ora parte della flotta di Stato e vengono regolarmente utilizzati senza problemi.
L'unica differenza tra gli A319 e l'Airbus Renzi riguarderebbe il consumo: i primi sono efficienti e dai costi ridotti, il secondo viene descritto come un "bidone succhiacarburante", tanto che Airbus ha costruito 41 esemplari di quel mezzo per poi mandarlo definitivamente in pensione.
Inesattezze e bufale
Sempre seguendo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, arriviamo alla seconda inesattezza contenuta nella lettera. De Vincenti avrebbe spiegato come fosse necessario un salto di qualità tecnologico in merito alla trasmissione dei dati a bordo dell'aereo. Secondo il sottosegretario, l'A340-500 sarebbe stato un aereo più sicuro di quelli già presenti. Eppure tanto il sistema di comunicazione Acars per i messaggi brevi da aereo a stazioni di assistenza, quanto la rete satellitare Satcom usata dagli stessi aerei per telefoni e dati web, non c'entrano niente con il tipo di aereo. Il motivo è semplice: i kit di montaggio si potevano adattare agli A319 così come all'aereo di Renzi.
Proseguendo nell'analisi della missiva arriviamo all'ultima presunta incongruenza. De Vincenti avrebbe infine cercato di spiegare al ministero della Difesa come fossero necessari 300-300 milioni di euro per acquistare l'Airbus A340-500. Eppure, a Londra, nello stesso periodo, un aereo gemello al velivolo renziano veniva trattato per 7 milioni di dollari. Ossia: 31 volte meno del prezzo specificato dal sottosegretario nella lettera.
Perché De Vincenti - si chiede ancora Il Fatto Quotidiano - ha scritto così tante inesattezze? Si possono fare alcune ipotesi. La prima è che il sottosegretario non sapesse cosa stesse scrivendo.
La seconda: De Vincenti ha fatto una sintesi di quanto gli è stato suggerito da sopra. Terza: dal momento che la missiva era classificata "riservata", probabilmente De Vincenti pensava che nessuno avrebbe mai potuto leggerla. Una risposta più precisa verrà fornita dai pm di Civitavecchia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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