In Corsica è di nuovo tempesta. Dopo anni di apparente calma, è appena riesplosa la protesta nella grande isola mediterranea e francese, da sempre innervata di pulsioni indipendentiste. Disordini sono scoppiati nei giorni scorsi e altri minacciano di esplodere domani, giornata di manifestazioni previste a Bastia.
La scintilla dell'agitazione nazionalista stavolta è stata l'aggressione nel carcere di Arles di Yvan Colonna, condannato all'ergastolo nel 2007 e detenuto in Provenza per l'omicidio del prefetto Claude Erignac, ucciso nel 1998 ad Ajaccio. Colonna, oggi in gravissime condizioni, è stato quasi strangolato nove giorni fa da Franck Elong Abe, un 35enne islamista che avrebbe udito da lui espressioni blasfeme. L'aggressore è stato incriminato per tentato omicidio con un'ipotesi che richiama anche la matrice terroristica, ma questo non ha fermato la rabbia.
Domenica migliaia di persone si sono radunate per protestare, inneggiando a Colonna e accusando lo Stato francese. La manifestazione (4.200 persone secondo la polizia, 15.000 dicono i promotori) si è conclusa con tafferugli e decine di fermati. Lo Stato francese «non è un assassino» ha detto il prefetto Amaury de Saint-Quentin. «Oggi - il suo appello - l'emergenza consiste nel riallacciare il dialogo con l'insieme degli attori del territorio e ritrovare la via della calma». Nella notte fra mercoledì e giovedì si sono tenute altre proteste con centinaia di attivisti in piazza, incendi appiccati, un'irruzione nel palazzo di Giustizia e un assalto a una banca francese.
Le tensioni sempre latenti sull'isola hanno origine molto antica. La Corsica oggi è una meta turistica rinomata e conta 300mila abitanti, molti dei quali francesi. Meno della metà sono i corsi propriamente detti, molti dei quali si considerano culturalmente «altro» e parlano ancora una lingua propria, un idioma neolatino imparentato col toscano.
La galassia nazionalista, a sua volta divisa in posizioni più o meno oltranziste, lamenta da sempre l'oppressione centralista di Parigi, un'oppressione dipinta con i tratti della discriminazione etnica nei passaggi più drammatici della storia francese. Il presidente Emmanuel Macron, in visita in Corsica nel 2019 è stato «accolto» da un'isola «morta» e ostile, imbandierata ma praticamente chiusa per via di scioperi, serrate, ritardi e disservizi.
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