Alatri: il “caso Morganti” arriva in Parlamento

La pasionaria della Lega Nord, Barbara Saltamartini, ha presentato oggi un’interrogazione per chiedere al ministro dell’Interno Minniti chiarimenti sulla “scarcerazione lampo” di Mario Castagnacci, uno dei due presunti killer di Emanuele Morganti

Alatri: il “caso Morganti” arriva in Parlamento

Il “caso” di Alatri arriva in Parlamento. La pasionaria della Lega Nord, Barbara Saltamartini, ha presentato oggi un’interrogazione per chiedere al ministro dell’Interno Minniti chiarimenti sulla “scarcerazione lampo” di Mario Castagnacci, uno dei due presunti killer di Emanuele Morganti.

Il precedente

Giovedì 23 marzo, ovvero il giorno prima del pestaggio mortale, infatti, Castagnacci era stato già arrestato in flagranza di reato. Nell’appartamento romano che l’indagato divideva con altre tre persone, nel corso di una perquisizione effettuata dai militari dell’Arma, era stato rinvenuto un vero e proprio arsenale di sostanze stupefacenti: 7,5 grammi di cocaina confezionati in 4 dosi, 43 grammi di hashish confezionati in altrettante dosi e 6 grammi di marijuana. Anche in passato, sempre al presunto killer, era stato contestato il possesso di 5 chili di hashish.

Eppure, nonostante la reiterazione e le grandi quantità di stupefacenti rinvenute, il gip del Tribunale di Roma, che ha convalidato l’arresto giudicando per direttissima il “quartetto”, ha deciso di scarcerare tutti gli indagati rigettando persino la richiesta di obbligo di firma formulata dal pm.

L’interrogazione

“La quantità di droga che ha portato all’arresto del Castagnacci la sera precedente all’omicidio di Emanuele – scrive la Saltamartini – non era certo irrisoria e, per gli inquirenti, all’origine della insensata ferocia scatenata dai due fratellastri contro Emanuele c’è stata proprio l’assunzione di un mix di droghe e alcol”.

Per queste ragioni, l’onorevole della Lega Nord, ha interessato il ministro Minniti della faccenda perché, “pur nel rispetto delle competenze proprie della magistratura inquirente”, accerti “la correttezza procedurale e le motivazioni che hanno portato alla scarcerazione di Castagnacci, nonostante l’ingente quantità di droga in suo possesso”.

I dubbi del Csm

Sulla “correttezza dell’iter processuale” in esame ha sollevato dubbi anche il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin. Il togato ha quindi chiesto l’apertura di una pratica “nei confronti del giudice del Tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione, senza obbligo di firma, di Mario Castagnacci, nonostante fosse stato trovato in possesso di grandi quantità di stupefacenti e fosse recidivo”.

Anche se, come scrive Zanettin in una lettera indirizzata al Comitato di presidenza del Csm, “è del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono

essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore”, “è altrettanto evidente che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti”.

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