Albania, la Cassazione dà ragione al governo. "Spetta ai ministri valutare i Paesi sicuri"

Superata l'interpretazione del Tribunale di Roma che aveva bloccato le partenze

Albania, la Cassazione dà ragione al governo. "Spetta ai ministri valutare i Paesi sicuri"
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Spetta al governo, e non alla magistratura, stabilire se un migrante proviene da un paese sicuro, e quindi si può rifiutargli l'ingresso in Italia; e un paese può essere considerato sicuro anche se al suo interno alcune categorie di cittadini vengono discriminate. A ventiquattr'ore dalla fine dell'anno, la Cassazione deposita ieri una ordinanza che segna un rilevante punto a favore del governo Meloni nel braccio di ferro con i giudici sui respingimenti degli immigrati irregolari e sul loro trasferimento nel centro di detenzione provvisoria in Albania.

A venire messa esplicitamente in discussione dalla Suprema Corte è la linea di interpretazione che ha portato la sezione immigrazione del tribunale di Roma, il 18 ottobre scorso, a annullare in blocco i decreti di trattenimento di dodici migranti egiziani e bengalesi che erano stati trasferiti nella struttura di Gjader e che grazie alle decisioni dei giudici romani sono tornati in Italia e in libertà.

La Cassazione era chiamata a valutare il ricorso che il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi (nella foto) e il Questore di Roma avevano presentato contro quelle decisioni. L'ordinanza emessa dalla Prima sezione civile e scritta dal suo presidente Alberto Giusti non ha immediate conseguenze concrete, perché la Corte decide di rinviare la decisione effettiva all'anno prossimo, dopo che si sarà espressa la Corte di giustizia europea (che ha fissato la sua udienza per il 24 febbraio). Ma ai giudici di Lussemburgo, «in un'ottica di collaborazione», la Cassazione fornisce la sua interpretazione del complesso quadro normativo che fa da scenario allo scontro frontale tra governo e magistrati sulla lotta all'immigrazione clandestina. Ed è una interpretazione decisamente distante da quella fornita in ottobre dai giudici romani, tra cui la presidente di Magistratura democratica Silvia Albano (ma è il caso di notare che anche l'autore dell'ordinanza di ieri, Alberto Giusti, collabora con la rivista di Md Questione Giustizia).

Nel provvedimento si dà atto che dopo la liberazione dei migranti è arrivato un fatto nuovo, il decreto-legge che il 23 ottobre, cinque giorni dopo le sentenze romane, ha stabilito per legge l'elenco dei paesi considerati sicuri: una norma che ha «elevato il rango» dell'elenco, cioè la sua autorevolezza, ma che non può essere applicata retroattivamente. Così la Cassazione entra nel merito dei provvedimenti di liberazione emessi a Roma, e ne smonta gli assi portanti.

I giudici romani contestavano che Egitto e Bangladesh siano considerabili «paesi sicuri» nonostante che alcune categorie - omosessuali, dissidenti, sfollati climatici - vengano perseguitati. Per farlo, avevano applicato in modo estensivo una sentenza europea che però riguardava tutt'altro tema: cioè la presenza in un paese di zone geografiche non sicure. Scrive ieri la Cassazione: «Dalla sentenza della corte di giustizia non sembrerebbe trarsi come implicito corollario l'esclusione della compatibilità con la nozione di paese sicuro laddove l'insicurezza riguardi le categorie di persone». «Non parrebbe esservi spazio per alcun automatismo di ricaduta»: una bocciatura esplicita per la linea dei giudici romani. E l'ordinanza mette paletti rigidi alla possibilità per i magistrati di sindacare gli elenchi stilati dal governo: «Il giudice non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri», «è chiamato a verificare, in ipotesi limite, se la valutazione ministeriale abbia varcato i confini della ragionevolezza e sia stata manifestata in modo manifestamente arbitrario».

Al di fuori delle «ipotesi limite», insomma, a decidere è il governo.

La Cassazione alla «linea dura» dei giudici romani contrappone una «interpretazione bilanciata e ragionevole delle norme»: anche per evitare una «contrapposizione frontale» col nuovo regolamento europeo che entrerà in vigore nel 2026.

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