"Per me la scienza è il massimo dell'avventura umana e della speranza per gli esseri umani di migliorarsi e di sconfiggere le malattie, la fame e le inaccettabili condizioni di una fetta di popolazione ancora troppo grande". Alessandro Cecchi Paone, ideatore del programma la 'Macchina del tempo', ha iniziato la sua carriera profesionale quasi 45 anni fa e sembra non voler ancora abbandonare le sue passioni.
Com'è nato l'interesse per il giornalismo?
"È un mistero perché nessuno nella mia famiglia ha fatto il giornalista. Vengo da una stirpe di ingegneri civili che hanno costruito Roma Nord. La ferrovia che collega Roma e Viterbo, per esempio, è stata fatta da mio nonno. Già da ragazzo guardavo tutti i telegiornali perché ero interessato alle notizie, ma soprattutto volevo capire e imparare come venivano fatti. Il giornalismo, per me, è stata una vocazione non spiegabile dal punto di vista del contesto familiare".
Come e perché si è spostato verso la divulgazione scientifica?
"Non mi sono spostato. Il giornalismo andava di pari passo col mio amore per la natura, gli animali e la biologia tanto che negli anni '70 fui chiamato, insieme ai figli e ai nipoti di Fulco Pratesi, a costituite l'associazione giovanile del WWF. Quando guardavo i telegiornali, quindi, stavo molto attento anche a come venivano trattati questi argomenti che erano i temi del nostro impegno. E negli anni '70 di ecologia, ambiente e sviluppo sostenibile nessuno se ne interessava. Le mie due passioni, il giornalismo e la natura, sono nate parallelamente".
Com'è nata la 'macchina del Tempo' e perché secondo lei ebbe tanto successo?
"È nata come ultima messa a punto dell'inizio stesso del mio lavoro. Ho iniziato a lavorare in Rai nel 1977, a 15 anni, perché Raidue volle sperimentare e fare un telegiornale dal titolo 30 minuti giovani, fatto da ragazzi per ragazzi. Ci arrivai perché i dirigenti dell'epoca chiamarono il WWF e chiesero di mandare una coppia di giovani che raccontasse ai ragazzi italiani cosa si potesse fare per proteggere gli animali e la natura e così Fulcro Pratesi mandò me e sua nipote. Ed è così che io ho iniziato a fare la mia rubrica di natura e animali in questo tiggì per bambini e dal 1977 in poi non mi sono più fermato. La 'macchina del Tempo' quindi non nasce dal nulla, ma da un lungo percorso di ricerca si linguaggi giusti e nuovi nella divulgazione scientifica a tutto tondo. Dopo '30 minuti giovani', infatti, ho fatto tanti programmi sia in Rai sia in Mediaset, sempre su questi temi: animali, natura, spazio ecc... Tutto questo insieme di esperienze professionali sono sfociate nel format della Macchina del Tempo che evidentemente è arrivato quando io e il pubblico eravamo maturi. L'incredibile e splendido Silvio Berlusconi e suo figlio, che era appassionato di questi temi, mi misero addirittura in prima serata su Retequattro".
Ha lavorato meglio in Rai o in Mediaset?
"La Rai è stata fondamentale per la mia formazione. Era una Rai con dirigenti straordinari che non parlavamo mai della loro formazione politica, ma solo di quella culturale e facevano un vero servizio pubblico. Era una Rai dove ti allenavano a usare linguaggi e contenuti di carattere generale. Dopo di che la chiamata in Mediaset mi ha dato l'opportunità di sfruttare quanto avevo imparato in Rai. Siccome, all'epoca, in Mediaset non c'era nulla di carattere scientifico, davanti a me ebbi una prateria. Nella mia carriera mi sono spostato quattro volte tra Rai e Mediaset perché la Rai mi dava la possibilità di sperimentare cose nuove, mentre Mediaset mi dava l'occasione di svilupparle".
Si è ispirato a Piero Angela oppure a qualcun altro divulgatore scientifico?
"Sicuramente a Piero Angela perché è stato il padre di tutti i divulgatori italiani, ma come formazione professionale ero molto attento anche alla divulgazione anglosassone. Partendo dalla scuola di Piero,ho inserito un ritmo diverso che ha fatto della Macchina del Tempo un qualcosa di profondamente nuovo nel panorama della divulgazione che era monopolio solo della Rai".
Ma a chi deve la sua passione per scienza?
"Devo tutto a mia nonna Iole, una delle prime a laurearsi e a far parte del gruppo di via Panisperna, quello in cui vi era il premio Nobel Enrico Fermi. Avere quest nonna in casa, con le sue passioni, è stata fondamentale dal punto di vista culturale ed emotivo per accrescere la mia passione verso la scienza. Lei era degli anni '30, anni in cui solo lei e poche altre, come Rita Levi Montalcini, si occupavano di ricerca e di scienza".
Lei inizialmente era molto critico nei confronti dei reality. Perché ha cambiato idea e cosa l'ha portata a partecipare all'Isola dei famosi?
"Sono stato molto critico perché, in occasione dei Telegatti di 20 anni, fu chiesto al pubblico di scegliere tra Quark, Macchina del Tempo e il primo Grande Fratello. Mi arrabbiai molto perché scegliere le prime serate Rai e Mediaset in termini di spazi, palinsesto e di budget era sempre molto complicato. Metterci in competizione con un'enorme macchina produttiva che ha cambiato la televisione lo considerai un grave danno. Si poteva convivere e, invece, ci costrinsero ad essere alternativi. Successe quel che temevo: piano piano il budget, gli spazi e le collocazioni della Macchina del Tempo in prima serata vennero meno e fummo chiusi. Anche i programmi di Piero e Alberto Angela ebbero troppi pochi spazi. Mi arrabbiai e dissi: 'Non ce l'ho con i reality in quanto tali, ma con i reality che ci succhiano spazi e risorse'. Poi è successo che Mediaset, in maniera molto affettuosa, mi disse che non c'erano più spazi per fare la 'Macchina del Tempo'. Ma, dato che i reality avevano una grande visibilità, io avrei potuto parteciparvi parlando dei miei argomenti. Non c'era alternativa e accettai. Anche se nell'Isola dei Famosi non si parla di ciò che accade nel mondo, mi comunicarono che il gruppo che si occupava del riscaldamento globale aveva vinto il premio Nobel insieme al vicepresidente americano Al Gore e mi diedero modo di seminare qualche pillola di 'Macchina del Tempo'. Sicuramente poco, ma meglio che niente. Nel frattempo ero diventato direttore del canale Sky Marco Polo però mi rendevo conto che una cosa è avere la prima serata su Retequattro e un'altra era avere un canale solo per appassionati. I reality erano l'unico modo per arrivare al grande pubblico".
Quanto è stato difficile fare coming-out?
"Paradossalmente è stato più difficile farlo sul piano privato che su quello pubblico. Prima di me solo Leo Gullotta aveva fatto coming-out eppure devo ammettere che ho avuto subito un grandissimo appoggio sia da parte del mondo d'opinione sia da parte del pubblico. Ho avuto il terrore di perdere mia moglie perché il nostro è stato davvero un matrimonio d'amore. Sono realmente un bisessuale, nel senso che ho amato prima le donne e, poi, gli uomini. Ero legatissimo a Cristina e il rischio di perderla è stato un vero dramma. Sono stati due anni tremendi perché dovevamo riuscire a superare il dolore e la perdita reciproca e trovare il modo di non perderci. Devo dire che, con molto amore e aiuto reciproco, dopo due anni di grande difficoltà ci siamo riusciti e, ora, siamo come parenti tanto che facciamo persino le vacanze insieme".
Lei ha tentato anche l'avventura politica. Oggi in chi si riconosce?
"La mie candidature con Forza Italia sono state, entrambe le volte, una forma di testimonianza dei temi libertari. La prima volta, nel 2004, era in concomitanza col mio coming-out. La battaglia libertaria per i diritti Lgbt non doveva essere solo appannaggio della sinistra, ma anche della destra liberale. Andò molto bene perché, quando non c'era ancora tutta questo interesse verso questo temi, arrivai come primo dei non eletti con più di 40mila preferenze in un collegio del Nord-Ovest. Fu considerato un grandissimo risultato. Nella seconda volta testimoniai la componente libertaria di Forza Italia parlando di fecondazione assistita e testamento biologico, due temi che portavo avanti con Veronesi ed Emma Bonino. Anche in quel caso andai bene, ma non fui eletto. Oggi appoggio e voto qualsiasi forza politica che dia lo spazio a questi temi che sono patrimonio delle battaglie radicali. Oggi in Forza Italia c'è ancora qualcuno come la Carfagna, Brunetta e Bernini che sostengono queste idee, ma nel partito non c'è più lo spazio per certi temi".
Quanta paura ha avuto del Covid?
"La fortuna di chi si occupa di scienza e cultura è di avere un antidoto alla paura che c'è stata soprattutto all'inizio quando nemmeno l'OMS ci capiva nulla. Mi sono messo a studiare e a seguire i pochi seri esperti che mi hanno aiutato a capire come comportarmi. Ho avuto sempre massima cautela e ho messo la mascherina quando ancora non si sapeva se metterla o meno. E, grazie anche a un isolamento personale molto duro, non ho contratto il virus né alla prima né alla seconda ondata. Ho sconfitto la paura seguendo alla lettera le poche indicazioni dei pochi scienziati affidabili. La scienza, come dico sempre, non è una cosa molto astratta, ma anche concreta: è sapere come salvarsi la vita".
E come ha vissuto questo periodo di restrizioni?
"Il primo lockdown, quello durissimo, l'ho vissuto completamente da solo nella casa di famiglia in costiera amalfitana. Non avevo nessuno con me, non sono mai uscito neanche per fare la spesa, ma almeno avevo il mare da guardare. È stato un periodo molto strano, negativo e sconvolgente perché sono una persona pubblica abituata al massimo livello di esposizione relazionale. Per fortuna ho scoperto di aver raggiunto un'età e un equilibrio per cui la quarantena non mi ha pesato più di tanto. Ho fatto cose che non avrei potuto fare se avessi continuato la vita quotidiana e ho trovato il tempo per scrivere libri e inventarmi una nuova collana sul digitale".
Questa estate dove andrà in vacanza?
"Sempre perché ho la fortuna di aver accesso alle migliori informazioni, non vado da nessuna parte. Per me la vita normale, sia per lavoro sia come passione personale, era fatta di viaggi continui. Come direttore di Marco Polo ero sempre in giro per il mondo, mentre la mia prima fidanzata era persiana e la mia unica moglie è spagnola, alcuni miei ex fidanzati sono stati un australiano, un israeliano e un americano...
Sono uno che viaggia per tutte le ragioni, ma mi hanno detto di stare fermo perché, purtroppo, ci ricaschiamo con questa maledetta variante Delta. Io li ho dato retta e passo, non in isolamento totale, l'estate nella casa di famiglia in Costiera Amalfitana che si è rivelata un bellissimo rifugio".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.