Da Alice al volo di Icaro. Miti e favole d'alta moda

Con Maria Grazia Chiuri il viaggio di Dior nel paese delle meraviglie tra crinoline e panier

Da Alice al volo di Icaro. Miti e favole d'alta moda
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Cosa accomuna Alice nel paese delle meraviglie, Icaro e la ninfa Dafne figlia del dio Peneo? Sono le fonti d'ispirazione cui si sono abbeverati tre dei couturier che in questi giorni stanno presentando l'alta moda per la prossima estate: Maria Grazia Chiuriper Dior, Daniel Roseberry per Schiaparelli e Antonio Grimaldi per se stesso. La prima donna alla guida creativa della storica maison francese paragona il giardino incantato di Alice all'atelier e stabilisce che in entrambi i casi si tratta di luoghi in cui tutto è possibile, spazio concesso all'immaginazione e a un tempo senza tempo misurabile solo dalla creatività. Da qui l'idea di trasformare la forma nella sostanza dell'abito partendo da quel che in passato si metteva sotto ai vestiti per trasformare qualunque tipo di silhouette. Crinoline, panier, verdugali e tournure diventano così moduli di moda che all'occorrenza si ripiegano su se stessi come i bicchieri dei bambini. Si aprono così le porte della percezione alle famose sei cose impossibili cui Alice riesce a prendere prima di fare colazione. Ecco allora che una crinolina in bambù diventa una gonna che danza dolcemente attorno alle gambe della modella rivelando a ogni passo delle incantevoli lumachine ricamate che sembrano arrampicarsi sui nastri color carne. Su un altro abito stavolta nero e molto corto, il classico panier che nel '700 veniva anche chiamato faux cul e come tale stava dietro, viene invece portato davanti e trasformato in uno spettacolare orlo a forma di rosa. In un'altra versione tiene scostata dal corpo una sublime giacca napoleonica che è il preludio dei bellissimi soprabiti in faille ispirati dalla celeberrima linea a trapezio con cui Saint Laurent esordì come direttore creativo di Dior nel 1958. Poi c'è la struttura del verdugale passato alla storia come «crinolina spagnola» e immortalato mille volte da Goya che diventa una corta sottanina da cui pendono lacci e laccetti su cui s'inerpicano innumerevoli micropetali di georgette. Il tutto nelle tinte più neutre del mondo (carne, bianco e nero) perché Madame Chiuri dice giustamente che il colore è un segnale e come tale deve essere chiaro mentre qui tutto vuole essere vagamente surreale. Strepitosa infine l'idea dell'acconciatura punk in testa alle modelle per sottolineare il coraggio di Alice nell'attraversare lo specchio della realtà. Anche l'americano alla guida creativa della maison Schiaparelli parte da una riflessione sulla couture e la paragona a un personaggio mitico: Icaro che arriva a perdere la vita per sovrastare i propri limiti umani. La collezione comincia quindi da una scatola di nastri degli anni '20 e '30 trovata in un negozio di antiquariato. «Il primo lavoro è stato sui colori» racconta il designer nel backstage citando i toni sbiaditi di burro, zafferano, marrone e verde pavone assunti dai nastri nel tempo. Da lì in poi si tuffa nel mare magnum delle citazioni colte anche se talvolta molto didascaliche di quel che hanno fatto negli anni i grandi couturier, primo tra tutti Balenciaga. Seguono i corsetti di Worth, i pepli drappeggiati di Madame Gres, la scultura in velluto nero creata da Saint Laurent per Dior e consegnata al mito dalla foto di Avedon intitolata Dovima with Elephants», le forme sinuose e impareggiabili di Azzedine Alaia. Schiaparelli è citata in un abito plissè con scollo all'americana e poi nella pelliccia di scimmia che in realtà è fatta di piume appesantite dalla glicerina e poi passate nella cheratina. Insomma il nuovo c'è, eccome, nella ricerca dei materiali con cui oggi è possibile ricreare un certo tipo di magia. Tutto il resto è una magia fuori dal tempo. Invece per Antonio Grimaldi il punto di partenza è la statua di Apollo e Dafne del Bernini conservata alla Galleria Borghese di Roma.

L'idea della ninfa che si trasforma in una pianta di alloro per sfuggire all'amore del dio della musica e delle scienze guida Grimaldi a costruire una bella collezione in cui tutto gioca con il suo contrario: pieni e vuoti, trasparenza e consistenza, cristalli luminosissimi e tessuti opacizzati ad arte. Strepitosi i ricami fatti come la corteccia dell'albero che Apollo abbraccia per sentir battere ancora una volta il cuore della ninfa.

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