Allarme Cgia sulle sofferenze degli istituti: "L'80% in mano a grandi gruppi societari"

La crisi del settore

Allarme Cgia sulle sofferenze degli istituti: "L'80% in mano a grandi gruppi societari"

Roma - Le banche chiudono i rubinetti del credito per non rischiare più. Recuperare i prestiti erogati ai grandi gruppi societari, infatti, diventa sempre più difficile. Un problema non da poco se di pensa che su questi «colossi» pesa l'80 per cento delle sofferenze bancarie, nonostante rappresentino solo il 10 per cento dei clienti.

I crediti deteriorati, secondo il rapporto del centro studi della Cgia di Mestre, costituiscono il principale problema che le banche sono costrette ad affrontare da qualche anno a questa parte e a livello europeo solo Cipro e la Grecia presentano un quadro peggiore del nostro. Al 31 marzo la dimensione economica complessiva del credito deteriorato in Italia ammontava infatti a 333,2 miliardi di euro di cui 196 di sofferenze lorde, 125,2 di inadempienze probabili e 12 miliardi di euro di finanziamenti scaduti/sconfinati. «Questa situazione - spiega la Cgia - ha provocato una forte contrazione dei prestiti all'economia reale del nostro Paese». Solo nell'ultimo anno gli impieghi alle imprese italiane sono diminuiti di 24,3 miliardi di euro e a livello regionale le contrazioni più significative si sono verificate nel Lazio (-5,6 miliardi di euro) e nel Veneto (-4,9 miliardi). Chiusi a doppia mandata anche gli accessi al credito se si considera che dal novembre 2011 a oggi i prestiti sono calati di 144 miliardi di euro. Ma a chi sono riconducibili questi 196 miliardi di euro di sofferenze lorde che hanno messo in difficoltà del banche? Per l'Ufficio studi della Cgia al dieci per cento, appunto, degli affidati ovvero a quei grossi clienti che al 31 marzo era stato concesso l'80 per cento dei finanziamenti per cassa. Ma questa ristretta élite è stata capace di causare l'81 per cento delle sofferenze bancarie, facendo il bello e il cattivo tempo con gli istituti di credito. «Così al restante 90 per cento dei clienti - sottolinea Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi - viene assegnato solo il 20 per cento del totale dei prestiti». Sulle loro spalle pesa in sintesi l'insolvibilità di quel dieci per cento.

«Malgrado siano buoni pagatori, infatti, questi soggetti si sono visti ridurre drasticamente l'offerta creditizia - conclude Zabeo - In altre parole gli artigiani, i negozianti, le piccole imprese a conduzione familiare e in generale tutto il popolo delle partite Iva sono sempre più a corto di liquidità».

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