Allarme generazionale per il mondo del vino: nei grandi mercati i consumi rallenteranno

Bevitori sempre più anziani, i volumi frenano (ma aumenta la qualità)

Allarme generazionale per il mondo del vino: nei grandi mercati i consumi rallenteranno
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Esiste un problema generazionale anche nel vino. Le nuove generazioni non sono così appassionate del nettare di Bacco e la mancanza di ricambio anagrafico tra i wine lover probabilmente nei prossimi anni interromperà la crescita della domanda di vino, finora in costante incremento. Più 27 per cento nel ventennio dal 1999 al 2019 nei principali Paesi consumatori secondo i dati resi noti nell'assemblea generale dell'Unione italiana vini

Più della metà del vino mondiale viene consumato in otto Paesi: Stati Uniti (14 per cento), Francia (10), Italia (7), Germania (7), Cina (6), Regno Unito (5), Canada (2) e Giappone (1). Si calcola però che nel G8 del vino nel ventennio successivo che va dal 2019 al 2039 l'aumento del consumo sarà molto più contenuto, stimato nel 7 per cento, con una media annua dello 0,35. E in questo quadro poco roseo pare proprio che l'Italia sarà ancora più esposta al rallentamento della domanda enoica, con 1,2 milioni di ettolitri di consumo in meno. Motivo per cui per i produttori nostrani sarà fondamentale migliorare l'export, che già ha sostenuto il comparto negli ultimi anni di contrazione della domanda interna. L'incremento della domanda dall'estero sarà comunque moderato (+1,8 milioni di ettolitri, che porterà un totale di export a quasi 23 milioni di ettolitri nel 2039).

«Il mondo che consuma vino - spiega il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi - non costruirà più la sua crescita sul volume, ma sul valore del gusto, dell'esperienza e della sostenibilità. La filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte».

Lo studio analizza le tendenze basate sul progressivo invecchiamento dei consumatori: nel decennio 1990/99 i consumi over 65 e i giovani under 25 erano in perfetta parità, attorno al 18 per cento del consumo di vino, poi le cose sono progressivamente cambiate, ma la vera involuzione è attesa nel decennio che chiuderà nel 2039, quando il primo cluster di fascia più anziana - che sarà sempre più core-consumer - inciderà per il 30 per cento dei volumi, con il secondo che scenderà al 13 per cento. L'effetto del cambiamento demografico acutizzerà una tendenza che si è già materializzata negli anni, con i Paesi tradizionali produttori (Italia, Francia, ma anche Germania e Spagna) entrati in una dinamica negativa e di normalizzazione: basti pensare che in Italia e Francia negli anni Sessanta si consumavano oltre 50 milioni di ettolitri, oltre i 140 litri annui a testa. Erano però gli anni in cui la qualità media era scadente e il vino era tuttora visto dalle fasce più umili della popolazione come un apportatore di calorie e non un piacere.

Un uguale trend di assestamento si è avuto, sempre tra il 1999 e il 2019, in Germania e Giappone, mentre fortemente espansivi si sono rivelati Canada, Regno Unito, Usa e Cina. Le previsioni al 2039 prevedono ora variazioni positive per Stati Uniti (+9,3 milioni di ettolitri), Cina (+4,1) e Canada (+1,1).

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