Alta tensione sulla Sea Watch: "Sono allo stremo"

L'appello delle Ong, che chiedono un incontro al premier. Interrotto lo sciopero della fame

Alta tensione sulla Sea Watch: "Sono allo stremo"

Roma - I 32 migranti a bordo della Sea Watch 3 sono allo stremo, almeno secondo quanto racconta l'equipaggio della nave della Ong tedesca che dallo scorso 22 dicembre, ovvero da 19 giorni, sono in attesa di poter sbarcare in qualche porto europeo.

«I naufraghi - fanno sapere con un tweet dalla Ong - hanno bisogno ora di un porto sicuro. Siamo nel corso di una missione di salvataggio che non vede la fine. Un soccorso si può considerare concluso solo quando le persone tratte in salvo vengono portate in un porto sicuro, a terra. I naufraghi ne hanno bisogno ora! Aprite i porti».

Un braccio di ferro con l'Europa che va avanti ormai da lungo tempo. I migranti hanno interrotto lo sciopero della fame avviato qualche giorno fa. Ma la situazione resta critica. E la situazione non è migliore sulla Professor Albrecht Penck, della Sea Eye, che trasporta altri 17 immigrati e sui cui le forniture di acqua, come detto dal dirigente Gorden Isler, «sono rigorosamente razionate».

Dalla Ong arriva un coro unanime che chiede aiuto - hanno scritto anche al premier Giuseppe Conte, chiedendo un incontro - e che avverte che la situazione rischia di degenerare in brevissimo tempo. Il medico di bordo della Sea Watch 3, Frank Dörner, ha detto all'Agi che i migranti sono al limite. «Il peso psicologico è enorme - ha chiarito -, tanto che non è da escludere che alcuni di essi potrebbero mettere in pericolo la propria vita. Per questo è assolutamente necessario che si possa attraccare al più presto in un porto». A preoccupare sono anche le condizioni del giovane che, nel tentativo di raggiungere la riva, alcuni giorni fa si era gettato in mare, per poi essere recuperato. Questi soggetti hanno attraversato l'Africa in un viaggio durato mesi e, spiegano dalle Ong, sono allo stremo perché ora devono sopportare anche lunghi giorni di navigazione. La richiesta è quella di far sbarcare tutti, non soltanto donne e bambini. Il medico ha detto ancora: «Si sentono rinchiusi, non presi sul serio, non considerati come esseri umani. Alcuni ci hanno detto che preferirebbero essere messi su una barca e abbandonati in mare aperto piuttosto che rimanere in questa situazione sulla nave».

Tra i problemi maggiori quelli di salute, legati al mal di mare, ma anche disagi perché non riescono a dormire. Tra i rischi anche quello di poter contrarre malattie.

Una situazione di stallo che si potrà risolvere solo quando l'Ue troverà un accordo. Il tutto mentre l'Italia mantiene la sua linea ferma, nonostante le divergenze dentro al governo. Il nostro Paese ha dato anche troppo, come spiegato dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. I porti restano chiusi.

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