I numeri, prima di tutto. Più alti di quelli ipotizzati inizialmente, quando è scoppiato il caso sul presunto dossieraggio dentro la Direzione nazionale antimafia. Tra gli atti depositati dalla Procura di Perugia al Tribunale del Riesame per ribadire la richiesta di arresto del finanziere Pasquale Striano, emerge un altro dato. Non ci sono solo ulteriori 200mila file scoperti dai pm - cioè più del triplo di quelli emersi all'inizio - che sarebbero stati scaricati dai sistemi della Dna e della Guardia di Finanza mentre il tenente era in servizio alla Superprocura di via Giulia. Tra i destinatari di alcuni di questi ulteriori documenti riservati, almeno per quel che rende noto l'indagine finora, ci sarebbero ancora i cronisti del quotidiano Domani.
É quanto si legge negli atti del Riesame con cui il Procuratore di Perugia Raffaele Cantone ribadisce le esigenze cautelari a carico del finanziere Pasquale Striano e dell'ex magistrato Antonio Laudati, quest'ultimo accusato di una manciata di episodi di ricerche abusive e non della mole di ricerche compiute dal pubblico ufficiale.
Striano, stando alle carte, avrebbe inviato 783 file ai tre giornalisti del quotidiano edito da De Benedetti. Gli accessi sarebbero dunque molto più numerosi rispetto ai 146 individuati in prima battuta. Di questi la stragrande maggioranza, oltre 700, sarebbero stati inviati in particolare a uno dei tre giornalisti in questione, Giovanni Tizian.
Tutta l'indagine sugli accessi abusivi alle banche dati riservate era partita da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto dopo alcuni articoli del quotidiano Il Domani contenenti informazioni sensibili sulla sua situazione reddituale. Quello che invece è emerso successivamente va ben oltre, secondo i magistrati di Perugia, che parlano della «vicenda Crosetto» come di una «goccia nel mare», «una parte infinitesimale» dell'attività abusiva di Striano. Resta ancora da capire quanti degli ulteriori ventimila accessi rilevati dalla Procura ed evidenziati in sede di Riesame, siano classificati come abusivi, cioè estranei alle ragioni di servizio per cui operava Striano, e se nella lista dei bersagli ci siano ci siano altri nomi «sensibili» appartenenti ad ambienti istituzionali e governativi.
Infine non è noto se ci siano altri destinatari delle informazioni riservate oltre ai cronisti e ai soggetti, conoscenti e amici, già emersi nelle fasi iniziali dell'inchiesta di Perugia. Le indagini sono ancora in corso e sono coperte da segreto, ma una delle piste dell'inchiesta mira a verificare se vi siano altri terzi ancora non identificati dietro alle spasmodiche ricerche del tenente. Che invece si era difeso davanti ai pm romani - che inizialmente avevano in mano le indagini prima di passarle per competenza a Perugia - rivendicando un certo zelo investigativo e una sorta di stacanovismo dietro ai numeri mostruosi degli accessi alle banche dati che gli sono stati contestati. Negli atti depositati al Riesame i pm di Perugia evidenziano proprio la quantità degli accessi di Striano rispetto a quelli dei suoi colleghi in servizio con lui nel gruppo Sos della Dna. Oltre 21mila quelli effettuati da Striano, mentre gli altri sono rimasti tutti sotto gli 8mila nello stesso periodo di riferimento.
La Procura sottolinea che i nuovi atti sono stati depositati "in funzione di rafforzare l'impugnazione, relativa al solo profilo delle esigenze
cautelari. Le difese invece hanno contestato l'utilizzabilità del nuovo materiale depositato, e l'udienza che dovrà decidere se arrestare i due principali indagati o respingere la richiesta dei pm, è stata rinviata al 12 novembre
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