Un altro naufragio in acque tunisine. L'Italia assediata: in due giorni 3.300 salvataggi

Vivi e morti. Arrivano a Lampedusa, dove si intreccia la speranza di una nuova vita e l'amara realtà di vite che non potranno mai essere vissute

Un altro naufragio in acque tunisine. L'Italia assediata: in due giorni 3.300 salvataggi

Vivi e morti. Arrivano a Lampedusa, dove si intreccia la speranza di una nuova vita e l'amara realtà di vite che non potranno mai essere vissute. Non si fa in tempo a piangere i morti di un naufragio che eccone un altro. Così, dopo i due avvenuti in area Sar maltese, con 49 superstiti e 8 corpi recuperati, 4 dei quali condotti a Lampedusa, eccone un altro. Al largo della Tunisia, con almeno 29 morti e 5 superstiti soccorsi davanti a Madhia dalla guardia costiera tunisina. Tutti dell'Africa subsahariana. Il barchino era partito da Sfax.

È il secondo natante ad affondare in poche ore lì. Da Lampedusa il piano trasferimenti non conosce tregua, ma malgrado 180 migranti trasferiti ieri mattina, l'hotspot era al collasso con 2.377 ospiti. Così, la nave Diciotti ha imbarcato altri 600 migranti destinati a Reggio Calabria. Intanto approdavano 20 sudanesi partiti da Zawia, in Libia. E già all'alba erano sbarcati in 43 e nella notte i 49 superstiti dei naufragi in area Sar maltese e altri 37 migranti. La Squadra Mobile di Agrigento è al lavoro per accertare la dinamica dei naufragi e in quanti fossero partiti da Sfax. Si cercherà di identificare le vittime. La 91esima del naufragio di Cutro è stata recuperata ieri. È un uomo sui 30 anni.

Le partenze sono a raffica e, per sventarle, sono diversi gli interventi della guardia costiera tunisina e libica. Il 25 marzo quest'ultima è entrata in conflitto con la nave Ong Ocean Viking sparando colpi d'arma da fuoco in aria. Motivo del contendere un barcone con circa 80 migranti. La nave Ong è stata fatta allontanare e il natante è stato preso in carico dai libici. Sull'episodio la guardia costiera italiana precisa che la Ong non ha inoltrato le comunicazioni al centro di coordinamento nazionale libico, «come previsto dalle norme sulla sicurezza della navigazione, bensì al centro di coordinamento italiano, in modo continuativo, finendo col sovraccaricare l'Imrcc» impegnata in soccorsi. In 48 ore ha soccorso oltre 3.300 persone su 58 natanti. A questi, si aggiungono i 190 migranti recuperati il 24 marzo dalla nave Ong Geo Barents, che ieri sono sbarcati a Bari. Tutti uomini, del Bangladesh, e una decina di minori non accompagnati. Stanno bene, ma ciò nonostante è polemica. Perché l'assegnazione di un porto lontano 2 giorni di navigazione dalla posizione della nave non è andata giù alla Ong. Una scelta del Viminale dettata dal non volere gravare su una Sicilia subissata dagli arrivi. Arrivi che necessitano di fondi. «Per finanziare il sistema dell'accoglienza - dice Matteo Biffoni, delegato Anci all'immigrazione i comuni avrebbero bisogno di risorse aggiuntive tra i 500 e i 600 milioni, che possono arrivare anche a oltre il miliardo di euro» in caso di più arrivi. Suscita polemica anche il fermo deciso ieri dall'autorità marittima di Lampedusa della nave Ong Louise Michel, giunta il giorno prima con 178 migranti, soccorsi su 4 natanti (il primo evento in area Sar libica, poi 3 in area Sar maltese).

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che non è possibile abbandonare la Tunisia «perché se cade questo governo rischiamo di avere i Fratelli musulmani che sono fonte di grande instabilità». Il titolare della Farnesina pensa che non ci sia tempo da perdere: «Non ci possiamo permettere l'islamizzazione del Mediterraneo. Ecco perché serve agire subito in Tunisia».

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