Alzheimer, nuovi farmaci per sperare

Scoperta la struttura della proteina Tau: si apre così allo sviluppo di cure mirate

Alzheimer, nuovi farmaci per sperare

Roma L'entusiasmo del gruppo di ricercatori del Laboratorio di biologia molecolare dell'università di Cambridge è alle stelle. E pure il loro ottimismo. Sojors Scheres, direttore del dipartimento, non ha dubbi: la lotta contro l'Alzheimer registra un passo importante. Certamente la vittoria di battaglia strategica. Il trionfo scientifico riguarda la proteina Tau. Da anni ormai si sa tutto di questa proteina. E si sa, soprattutto, che è a causa della sua degenerazione che si creano le condizioni dell'Alzheimer. Il morbo, infatti, si manifesta proprio modificando la struttura stessa di questa proteina. I filamenti che si creano finiscono per «schiacciare» e «soffocare» le pareti cerebrali, con gli effetti purtroppo noti a tutti.

Per la prima volta, grazie soprattutto agli sviluppi ottenuti nella fotografia microscopica, gli scienziati hanno potuto letteralmente «immortalare» la proteina Tau modificata dalla malattia, descrivendola in maniera dettagliata grazie a una tecnica - la cosiddetta «crio-microscopìa elettronica» (cryo-electron microscopy) - che permette lo studio di campioni a temperature molto basse, per andare a vedere dettagli a livello atomico nelle strutture di queste stesse proteine.

Come spiegano gli stessi scienziati, i risultati ottenuti permetteranno finalmente di osservare in maniera efficace la proteina dopo la degenerazione e questo indubbiamente porterà, anche in tempi non lunghi, alla composizione di farmaci molto più mirati ed efficaci rispetto a quelli attualmente in commercio. I nuovi strumenti a disposizione sono stati testati su tessuti prelevati da un'anziana morta a 74 anni e che era da tempo affetta dal morbo di Alzheimer. Insomma, dopo decenni di teorie sulla proteina Tau e sulle deformazioni impressionanti che crea nel cervello dei malati, i progressi della microscopia hanno consentito al team del professor Scheres di ricavare migliaia di immagini in altissima risoluzione della proteina all'interno dei tessuti cerebrali della donna. Ricavandone un'immagine in cui si può osservare con precisione il groviglio infernale che si crea e i meccanismi molecolari che causano l'Alzheimer. «Creare nuovi farmaci è come sparare al buio - ha spiegato Scheres - se non si conosce esattamente la struttura della patologia. Ora invece possiamo fare molto di più, siamo entusiasti».

La struttura della Tau, nello studio pubblicato dalla rivista Nature, è la prima di tante proteine disfunzionali che causano malattie degenerative del cervello - un'altra ad esempio è l'alfa sinucleina nel Parkinson - a essere stata fotografata così nel dettaglio. «Il prossimo passo - spiegano i ricercatori di Cambridge - sarà quello di utilizzare queste informazioni per studiare i meccanismi della neurodegenerazione in generale».

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