La sentenza con la quale la Cassazione non ha revocato il 41 bis a Cospito su ricorso del suo pool difensivo, com'era prevedibile, ha alimentato la rabbia dei facinorosi che agiscono nel nome del detenuto. Lo Stato non si è inchinato davanti alle minacce, alle violenze e alle provocazioni. Non ha ceduto alla paura e non intende farlo nemmeno davanti alle intimidazioni che si moltiplicano pericolosamente, trovando ampia cassa di risonanza in internet, strumento che vecchia e nuova guardia anarchica stanno utilizzando per il proselitismo.
«Il compagno morirà, lo Stato è il suo boia». Così si legge nell'ultimo manifesto anarchico diffuso sul web con il quale i violenti gridano vendetta. Il comunicato è una chiamata alla lotta, l'ennesima, contro lo Stato, i suoi apparati e funzionari. «Coloro che amministrano e mantengono lo status quo e i regimi di detenzione speciale sono persone in carne e ossa, con nomi e indirizzi», proseguono gli autori, che indicano con precisione i loro obiettivi: «Politici, giudici, pubblici ministeri, procuratori, forze di polizia, impresari e chiunque difenda e perpetui l'ordine esistente».
L'intimidazione è esplicita e, per avvalorare la sua pericolosità, gli anarchici fanno riferimento a una delle azioni più clamorose degli ultimi anni, quella che ha visto protagonista proprio Alfredo Cospito, che sotto le insegne del Fai, la Federazione anarchica informale, ha gambizzato a Genova l'ad di Ansaldo Nucleare nel 2012: «Le gambe di Adinolfi lo sanno molto bene: il terrore della morte lo hanno sentito anche loro».
Il registro linguistico è quello noto, la violenza è sempre la stessa e l'obiettivo non è mai cambiato: generare una nuova strategia della tensione che dia una percezione di insicurezza nel Paese, riportandolo indietro di decenni, a quegli anni Settanta che l'Italia sperava di essersi messa alle spalle.
La minaccia è reale, concreta, come evidenzia la relazione annuale dell'intelligence sulla politica dell'informazione per la sicurezza. «Lo Stato deve agire subito a protezione di tutti i giudici che hanno emesso provvedimenti nei confronti di Cospito. Lo Stato non indietreggia, lo Stato non si fa intimorire, lo Stato difende i suoi servitori», ha dichiarato in una nota Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, che ha chiesto «immediata tutela», così come hanno chiesto anche i consiglieri di Magistratura Indipendente al Comitato di presidenza del Csm.
Il recente manifesto è l'emblema di questo clima di tensione: «Questo è un appello a sottrarsi dalle piattaforme politiche coercitive e a fare un salto qualitativo verso l'agire violento e distruttivo. Che si tratti di attacchi a infrastrutture o a persone di potere». Per gli anarchici, l'azione deve compiersi al fine di «distruggere e terrorizzare gli assassini di Alfredo Cospito e di vendicare la sua morte imminente». Parlano di «vendetta anarchica» ed esortano a una «campagna di attacco diretto e distruttivo contro lo Stato italiano, nella convinzione che la lotta contro il 41 bis non termina nelle aule dei tribunali e che l'ultima parola non è stata ancora detta».
E per chi ancora non crede che Alfredo Cospito possa essere pericoloso nel caso di revoca di 41 bis, ecco che la conferma dell'infondatezza di questa
ricostruzione arriva direttamente dal comunicato, che riprende le parole di Cospito, riportate dal suo legale a seguito della decisione della Corte di Cassazione: «Siamo noi a continuare il suo percorso combattivo e negatore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.