Anche un forte ottocentesco "requisito" nel censimento dei luoghi degli antagonisti

Il Viminale parla di oltre 180 palazzi occupati. Roma è in cima alla lista con 25 centri sociali. Segue Milano

Anche un forte ottocentesco "requisito" nel censimento dei luoghi degli antagonisti
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Da sempre il Viminale tiene d'occhio il fenomeno dei centri sociali, e già da un po' la linea tenuta dalle sue rappresentanze sul territorio, le prefetture, è quella di ridurre in particolare le occupazioni abusive, che un tempo erano quasi immancabilmente un segno distintivo, tanto da meritarsi una lettera, la O di occupato, nell'acronimo Csoa (Centri sociali occupati e autogestiti). Oggi i centri sociali attivi in Italia secondo i dati del ministero dell'Interno sono poco più di 180, e di questi in effetti meno della metà una settantina - sono quelli «okkupati», ossia sottratti abusivamente alla disponibilità del proprietario, privato o pubblico.

Sono un fenomeno urbano, e spesso metropolitano: non è un caso che a fare la parte del leone siano Lombardia e Lazio, con una trentina di centri a testa, seguite da Campania, Emilia Romagna e Piemonte, ognuna con circa quindici centri sociali. Quanto alle città, il podio vede in testa Roma (che assorbe praticamente tutti i centri sociali del Lazio) con circa 25 centri sociali, al secondo posto e poco distante Milano e terza, distanziata, Torino, che vanta comunque il titolo di capitale anarchica del Bel Paese.

Tanti i centri sociali «storici» in Italia: dal Leoncavallo, occupato nel 1975 e apripista del fenomeno (che negli anni ha cambiato sede tre volte) al napoletano Officine 99, dal Csoa Forte Prenestino di Roma, nato 38 anni fa in uno dei 15 forti ottocenteschi della capitale, al centro sociale torinese Askatasuna, il palazzo di quattro piani a Borgo Vanchiglia che dopo 28 anni di «okkupazione» da quale mese è passato alla cogestione tra ex occupanti e comune di Torino. Un modo per arginare le tensioni, tra perquisizioni, denunce e tentativi di sgombero che andavano avanti da anni.

Proprio la storia dell'Askatasuna dimostra come si cerchi, soprattutto da sinistra ma non solo, di superare la logica delle occupazioni legittimando il fenomeno dei centri sociali nati abusivamente. Anche a Genova, amministrata dall'attuale governatore ligure Bucci, per «liberare» gli antichi Magazzini del Sale dalla decana delle okkupazioni cittadine, quella del centro sociale Zapata, si è arrivati a concedere in cambio dello sgombero il piano seminterrato del Palazzo della Fortezza di Sampierdarena.

Non mancano, comunque, gli sgomberi. Uno degli ultimi, a Roma, è stato quello del centro sociale anarchico Torre Maura occupata, concluso senza incidenti a maggio scorso. Anche a Torino e a Bologna si alternano accordi e atti di forza: sotto le due torri, negli ultimi anni, su 4-5 Csoa messi sotto sfratto qualcuno è stato sgomberato, mentre un paio sono riusciti a resistere grazie agli accordi con l'amministrazione.

È di pochi mesi fa la notizia della proroga concessa ai gestori dell'ex centro sociale Làbas, uno csoa che, sgomberato dall'ex caserma Masini okkupata per cinque anni nel 2017, si era visto assegnare uno spazio pubblico temporaneamente, che ancora occupa. A settembre l'ultima «proroga tecnica» che ha mandato su tutte le furie proprio la Lega, che ha parlato di uno «scandaloso favore politico» concesso dal comune a una associazione «amica».

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