Berlino se ne frega

Siamo tornati al 2018? Vedremo rispuntare la "Capitana" Carola? Per gli dei, no.

Berlino se ne frega

Siamo tornati al 2018? Vedremo rispuntare la «Capitana» Carola? Per gli dei, no. Posto che la politica di non far sbarcare le navi delle ong è una brutale contesa sulla spalle di donne e bambini e che nulla risolve, perché, comunque, da quando c'è il nuovo governo, sono già sbarcati 9000 migranti, bisogna pur dire che il sovranismo di alcuni grandi Stati della Ue è non poco irritante. Primo fra tutti, la Germania, il cui nazionalismo si è talmente spinto in avanti da provocare una crisi con il suo alleato storico (della storia recente ovvio), la Francia. Non crediamo perciò che, nella nota dell'ambasciata tedesca a Roma contro il governo italiano sulla nave Humanity, vi fosse lo zampino di Letta. Non ve n'era bisogno. La situazione anzi è peggiore che nel 2018.
Allora la Germania temeva la crisi migratoria, oggi questo dossier pare pacificato. A Berlino c'era Merkel, fautrice della Unione Europea alimentata a gas russo - storicamente, più putinista di lei vi è stato solo il suo predecessore Schröder. Era una Germania all'apogeo, che aveva risolto il suo amletico, atavico, dubbio, se essere occidente o oriente, facendo incontrare entrambi. Era una Germania che non poteva permettersi di essere nazionalista, anche perché a Washington stava Trump. Era, quindi, pronta a farsi carico anche delle crisi migratorie. Oggi lo scenario è del tutto diverso. A Berlino vi è una figura scialba e priva di carisma, spinta dalla Francia e dagli Usa a sostenere Kiev, cosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Di fronte al dubbio se essere occidente o oriente, non riuscendo più a tenere assieme entrambi, la Germania ha deciso di ripiegare su se stessa: sulla politica degli armamenti rompe con Parigi, mentre su quella economica, non potendo più contare sul gas russo, Scholz vola a Pechino con il gotha dell'industria tedesca. Senza dire che Berlino frena qualsiasi intervento sul gas perché può permettersi di condurre una politica di autosufficienza, non energetica, ma di spesa, a sostegno delle imprese e delle famiglie. La Germania del governo di sinistra rappresenta quindi un doppio monito.

Ai sovranisti, mostra cosa significhi davvero, concretamente, una politica sovranista: un guaio per noi. Agli ultrà dell'europeismo, Berlino rompe il sogno della fratellanza europea e li obbliga a un brusco risveglio alla realtà: quella che ci dice quanto nella Ue contino ancora i nudi rapporti di forza tra nazioni.

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