Sui diritti civili ci si mette un attimo a diventare incivili. Specialmente se si è di sinistra. Ne sa qualcosa Lucia Annunziata, giornalista faziosissima e volto noto della tv di Stato, che ieri, è sbottata in diretta intervistando - ma sarebbe più corretto dire aggredendo - il ministro della famiglia e della pari opportunità Eugenia Roccella. L'incontro-scontro è andato in onda a «Mezz'ora in più» su Raitre, il programma domenicale condotto dall'ex direttrice dell'Huffington Post. Il battibecco, come era facilmente prevedibile, si scatena sulla maternità surrogata, tema che da giorni infuoca la politica e eccita gli animi progressisti.
«La Cassazione ha spiegato che c'è un percorso per il riconoscimento dei figli come quello dell'adozione, che viene utilizzato normalmente da una madre single, che si sposa e deve comunque se vuole che il compagno riconosca il figlio - passare da questo percorso, quindi non è qualcosa contro gli omosessuali», spiega il ministro, mentre la giornalista la interrompe stizzita: «Il tempo spiegherà la politica meglio di lei e me». La Roccella replica: «Io spero che il tempo manterrà queste caratteristiche di umanità e umanesimo». E scoppia il delirio. Al suono della parola umanesimo parte la reprimenda bestiale dell'Annunziata che con tono tribunizio attacca il ministro di Fratelli d'Italia: «Questo si può fare - perché è un grande dibattito - senza necessariamente e surrettiziamente chiudere in commissione politiche europee del Senato una cosa per arrivare alla proibizione della trascrizione dei certificati di nascita esteri di bambini già nati e vietare la maternità surrogata. Prendete la responsabilità di fare queste leggi, cazzo!». Tutta colpa dell'umanesimo, che per la giornalista deve essere una sorta di criptonite. Intanto cala il gelo in studio, l'Annuziata con un gesto teatrale si tappa la bocca con la mano e chiede immediatamente scusa al ministro e ai telespettatori. Ma c'è poco da scusarsi. Non ci stupisce la parolaccia - siamo abituati a sentire e vedere cose ben peggiori in televisione - ma tutto quello che la parolaccia disvela. Cioè un modo di fare giornalismo smaccatamente partigiano, nel quale l'intervistato - se non è di sinistra - è un nemico da attaccare e non un semplice politico da interrogare. L'imprecazione sfuggita in diretta è anche la miglior radiografia dell'attuale stato di salute di una sinistra in crisi di nervi, spasmodicamente alla ricerca di bandierine da sventolare in faccia al proprio elettorato e al contempo blindata sulle proprie posizioni più radicali. Ma, soprattutto, smaschera un complesso di superiorità che impedisce il dialogo e contempla solo lo scontro. D'altronde - pur senza parolacce - l'Annunziata non è nuova a litigate e aggressioni verbali, ne citiamo due su tutte: quando definì impresentabili Alfano e il Pdl e quando, alla miliardesima interruzione petulante, mise in fuga Berlusconi che abbandonò lo studio. Insomma niente di nuovo sotto al sole, il giusto coronamento di una carriera sempre sulle barricate (rosse).
«Lucia Annunziata dimostra, una volta di più, di fare, con protervia e arroganza, un uso
privatistico ed ideologico degli spazi che, purtroppo, il servizio pubblico gli riserva da decenni», ha commentato Maurizio Gasparri. Perché il problema vero è che questo scempio lo paghiamo noi, co. Come direbbe l'Annunziata.
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