Aperto il testamento di Berlusconi (che resta top secret). I cinque figli uniti nella continuità

Aperto il testamento di Berlusconi (che resta top secret). I cinque figli uniti nella continuità
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Il notaio Arrigo Roveda, il direttore d'orchestra di una giornata particolare, è più blindato di un caveau. I giornalisti lo aspettano sotto il suo studio, in zona Palestro, ma lui li dribbla: «Non posso dire nulla. Non dirò nulla né ora né domani né mai». Fine della comunicazione. Il testamento di Silvio Berlusconi viene aperto con tutte le cautele. A seguire la lettura dell'atto ci sono gli avvocati, mentre i cinque figli del Cavaliere sono collegati da remoto: Luca Fossati dello studio Chiomenti rappresenta Marina e Pier Silvio, Andrea Rimini gli altri tre fratelli. C'è in gioco un patrimonio che è stimato almeno 4-5 miliardi di euro, ma non è solo una questione di denari. Ci sono i simboli e anche solo toccare una delle dimore che sono entrate nell'immaginario collettivo degli italiani può essere un problema.

Si è detto ripetutamente nei giorni scorsi che Marta Fascina, compagna dell'ex premier nell'ultima stagione della vita, continuerà almeno per un po' a risiedere ad Arcore, si è vociferato di un museo nella storica villa (smentito ieri dal figlio maggiore). Insomma, è tutto molto delicato e in serata arriva l'indiscrezione che un comunicato ufficiale verrà diffuso solo oggi. A parlare è solo un silenzio che nessuno vuole rompere, nemmeno Fedele Confalonieri, a sua volta abile, sul registro dell'ironia, a schivare domande che gli vengono rivolte sulla porta della holding, in via Paleocapa: «Non mi ruba niente - spiega a un cronista - ma non gliene do» di informazioni «nemmeno gratis».

Ciascuno è libero di interpretare le parole che non ci sono, ma tutti gli analisti prevedono che il destino di Fininvest, e a cascata di uno dei più grandi gruppi imprenditoriali del Paese, sarà nel segno della continuità. È la querelle che agita non solo i due rami della famiglia, riuniti in Duomo per il funerale, ma anche l'establishment. Oggi Marina e Pier Silvio hanno il 7,65 per cento ciascuno delle azioni, Luigi, Barbara ed Eleonora complessivamente il 21,42 per cento. Finora il timone era saldamente nelle mani del patriarca che aveva circa il 61 per cento delle quote e aveva collocato Marina e Pier Silvio ai vertici di Mondadori e Mediaset, lasciando di fatto gli altri tre fuori dal perimetro del Biscione. Ora il domani si decide sulla cosiddetta legittima: due terzi di quel 61 per cento nella disponibilità di Silvio vanno in automatico a ciascuno degli eredi, in pratica un 8 per cento a testa che porta il trio Barbara-Eleonora- Luigi intorno al 46 per cento, vicino alla maggioranza assoluta ma comunque al di sotto della linea d'ombra del 50 per cento. Che cosa ha stabilito Berlusconi per quel segmento strategico di cui poteva disporre liberamente?

È facile pensare che abbia proceduto cercando di evitare in tutti i modi scossoni, strappi, frizioni che, ahimè, riempiono le cronache delle migliori famiglie e spesso hanno portato alla dispersione di patrimoni ingenti.

La saga degli Agnelli, ancora in corso, racconta di processi, carte bollate, accuse e controaccuse che lasciano interdetta l'opinione pubblica.

I cinque fratelli nati da due successivi matrimoni sembrano aver trovato un equilibrio: Barbara, Eleonora e Luigi hanno intrapreso attività in altre direzioni ed è lecito immaginare che gli attuali assetti non saranno toccati. Il corriere.it immagina una quota tecnica a fare da contrappeso fra le azioni dei più grandi e le altre. Accorgimenti di ingegneria finanziaria, se ci saranno, per scongiurare mosse divisive o anche solo sentimenti di rivalsa.

La giornata corre così in modo surreale, fra fughe e avvistamenti dei tecnici chiamati a sciogliere con tatto e misura i nodi di una successione che per quanto attesa ha preso tutti in contropiede. Il notaio è loquace come un frate trappista, i legali fanno la loro parte in punta di piedi, in Borsa i titoli se la cavano bene nel segno dell'ottimismo.

Si chiude un'epoca, corrono altre voci da verificare: si ipotizza un sontuoso assegno, addirittura intorno ai 100 milioni, per Fascina, mentre tutti danno per probabile quasi sicura, la vendita del Monza che pure ha fatto molto bene in questa storica, prima stagione in serie A e ha dato negli ultimi mesi molte soddisfazioni a Silvio. Saranno da spartire poi ville, arredi, quadri su cui sono in corso alcune perizie. Mai come oggi il silenzio e d'oro, si attende solo il timbro dell'ufficialità.

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