Appello degli editori: aiuti dal governo

La Fieg: "Per l'informazione libera previsto solo un millesimo del superbonus"

Appello degli editori: aiuti dal governo
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Pochi, benedetti e incerti. Mentre piovono soldi a sostegno del cinema e degli spettacoli dal vivo, dall'Opera ai circhi, nel ddl Bilancio per l'editoria non era previsto nemmeno un euro. Così gli interventi a sostegno della carta stampata sono legati all'approvazione di due emendamenti uno di Forza Italia e uno del Pd per un controvalore simile (136.6 milioni la proposta azzurra, nove in più con l'emendamento dem). Forza Italia aveva peraltro già presentato un emendamento alla manovra di bilancio finalizzato a esentare dalla web tax radio, tv e testate giornalistiche online.

Insomma, in tempi di fake news la linfa che lo Stato potrebbe destinare a sostenere l'informazione si ferma a poche gocce, soprattutto se paragonate alla citata pioggia a favore di film e spettacoli, foraggiati sette volte e mezzo di più. Va anche peggio, come ricorda una nota della Fieg, la Federazione italiana editori giornali, se paragoniamo il sostegno all'editoria giornalistica con gli oneri a carico delle casse statali per il superbonus. Il 110 per cento ci costerà infatti 123 miliardi di euro, mentre per l'informazione libera e plurale lo Stato è intenzionato a investire quasi un millesimo, ossia un solo euro ogni 880 bruciati con il superbonus edilizio.

Poco più che spiccioli, insomma, che andranno peraltro ripartiti per soddisfare tutta la filiera - dagli editori alla rete di distribuzione e vendita fino agli investimenti per le radio e le tv e che per i giornali dovrebbero bastare, come ricorda ancora la Fieg, «a garantire un'offerta di informazione di qualità, cartacea e online, con un contributo rapportato alle copie vendute e agli utenti dei siti di informazione professionale». Ma con gli stessi soldi, ricorda ancora la federazione degli editori, si dovrebbe appunto anche riuscire a «incentivare gli investimenti orientati all'innovazione tecnologica e alla transizione digitale» di tutto il mondo che ruota intorno all'informazione stampa quotidiana e stampa periodica, ma anche agenzie di stampa e persino radio e televisioni - oltre a sostenere «la rete di vendita e di distribuzione della stampa», che andrebbe supportata finanziariamente soprattutto «nei piccoli comuni e nelle aree sprovviste di edicole».

Come detto, peraltro, il testo originario della legge di Bilancio non prevedeva per nulla interventi di sostegno a favore del comparto. Ben vengano dunque gli emendamenti, peraltro bipartisan, che correggono la clamorosa «dimenticanza» nel ddl Bilancio, assicurando così un sostegno pubblico al comparto dell'editoria.

Ma il problema, con tutta evidenza, è che la coperta resta decisamente corta, tanto più che il supporto finanziario all'informazione non è un optional del quale si può fare a meno (tanto più in un momento dove alla crisi dell'editoria si affianca la diffusione a macchia d'olio delle fake news) ma un fondamentale sostegno al pluralismo, ed è dunque un importante carburante per la stessa democrazia. Ma «per garantire tale ruolo», ricorda ancora la Fieg, è essenziale che «le imprese che operano nell'informazione cartacea e nella Rete» possano contare su «risorse adeguate».

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