Roma. Ucciso a colpi di stampella davanti ai passanti. Orrore a Civitanova Marche dove ieri pomeriggio si è consumato un omicidio bestiale. Vittima un ambulante nigeriano di 39 anni, Alika Ogorchukwu, sposato e padre di un bambino. A ucciderlo un uomo di 32 anni, Filippo Claudio Ferlazzo, di origini campane con precedenti penali, rintracciato e fermato dalla polizia. A scatenare la furia omicida una parola di troppo. Forse un apprezzamento non gradito alla fidanzata dell'uomo, tanto da scatenare un battibecco fra i due, subito dopo trasformato in lite. La vittima, un personaggio conosciuto dai commercianti della zona, si arrangiava vendendo fazzoletti e accendini su corso Umberto I e ai semafori vicini. «Sempre sorridente, anche quando non gli compravi niente» ricordano i passanti. «Mai un problema, una persona per bene» commentano altri. Alika viveva in un paesino dell'entroterra, San Severino Marche, con la sua famiglia. Niente lavoro fisso, soprattutto dopo un incidente in bici che lo costringe a un periodo a letto. Quando si rimette può camminare ma con l'aiuto di una stampella. Quella che lo ucciderà.
Sono le 14 di ieri. Lungo il viale della cittadina adriatica, alle spalle di porto Civitanova, c'è poca gente. Alika viene tutti i giorni da San Severino, sempre in provincia di Macerata, per tirar su qualche soldo da portare a casa. D'estate il porto si riempie di turisti e si rimedia sempre qualcosa. Ieri pomeriggio l'uomo, incensurato e da tempo in Italia, incrocia la coppia. Si avvicina per vendere qualcosa. C'è uno scambio di battute, forse qualche parola offensiva ricambiata dallo straniero. A un certo punto, come mostrano le telecamere di sicurezza, l'italiano afferra la «gruccia» di Alika e gliela scaglia contro. Alika fugge, come si vede dalle riprese acquisite dagli investigatori, ma l'aggressore lo rincorre e lo raggiunge. Non si ferma nemmeno quando il poveretto cade. L'uomo, dalla corporatura robusta, lo immobilizza sedendosi su di lui, gli piega un braccio per impedirgli di rialzarsi, poi lo finisce tenendogli la testa schiacciata a terra. A nulla valgono le grida dei presenti che gli urlano di smetterla altrimenti lo avrebbe ucciso. Ferlazzo continua a premere con tutto il suo peso, fino a quando Alika smette di respirare. Non si volta nemmeno a guardarlo e si allontana. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte dei sanitari della Croce Gialla di Macerata, accorsi alla prima richiesta di aiuto. Per Alika non c'è nulla da fare e il corpo, coperto da un lenzuolo, resta ore sull'asfalto in attesa del magistrato, il procuratore Claudio Rastrelli, e dei rilievi della polizia scientifica. Sono gli uomini della squadra mobile di Macerata a mettersi subito sulle tracce dell'omicida. Dalle descrizioni e dai filmati acquisiti riescono in poche ore a individuare il presunto assassino. Un uomo che vive da tempo nella cittadina adriatica. Lo trovano e lo portano in commissariato. Non nega nulla. Anzi. «Ha fatto apprezzamenti alla mia donna e io l'ho preso a bastonate. Non pensavo di ucciderlo».
Parole che stonano messe a confronto con l'immagine di lui che spinge con tutta la sua forza sulla testa del nigeriano. In stato di fermo, l'uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Quando anche la moglie della vittima arriva sul posto, la poveretta accusa un malore.
Una storia drammatica per l'intera comunità, tanto che sarebbe già scattata una gara di solidarietà per aiutare la vedova e il bambino, rimasti soli al mondo. In attesa dell'interrogatorio di garanzia, che avverrà lunedì, l'omicida, reo confesso, finisce in carcere.
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