Il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri ha, per le sue funzioni, i giorni contati. Il decreto Milleproroghe, approvato lo scorso 31 dicembre dal Consiglio dei ministri, all'articolo 19 fissa infatti al 31 marzo prossimo la scadenza dei suoi compiti. È ormai noto che il premier Mario Draghi sembri aver perso fiducia nell'uomo che si è occupato, con il governo Conte II, della gestione della crisi pandemica. Tanto che non lo invita più neanche alle riunioni ufficiali in materia di Covid o vaccini. La presenza nell'esecutivo di Lega e Forza Italia, oltretutto, frena una possibile riconferma del commissario, ritenuto da molti non all'altezza del compito. Ma il centrodestra non calcherebbe troppo la mano proprio perché sa dell'imminente fine del contratto di Arcuri. Peraltro, la recente inchiesta che vede protagonisti l'ex giornalista Rai Mario Benotti e altri soggetti a lui legati, non facilita certo la posizione del commissario, che forse consapevole della scadenza, fa inviare ieri mattina da Invitalia ben due mail con cui comunica che alla data del 24 febbraio sono state somministrate 102.433 dosi di vaccino e che «tutte le mascherine sono certificate». In particolare, nel secondo comunicato si legge: «Tutti i dispositivi di cui si parla sono stati sottoposti con esito favorevole a questa procedura come risulta dai relativi verbali di approvazione del Cts. Inoltre, la totalità dei dispositivi provenienti dall'estero vengono validati, di nuovo ai sensi di legge, dalle strutture preposte dell'Agenzia delle dogane che, solo dopo averne verificata la compatibilità con le norme vigenti, ne autorizza lo sdoganamento».
Ma Arcuri dimentica, forse, che in diversi aeroporti italiani, in particolare a Malpensa, sono ancora fermi milioni di dispositivi mai sbloccati. Diverse aziende italiane fanno sapere che dei loro ordini, già ampiamente pagati ai produttori cinesi o di altri Paesi, si sono perse le tracce. Dove sono finiti mascherine, soprascarpe, guanti, sequestrati alla dogana perché «non conformi» a quanto stabilito dalla struttura commissariale? Tutte queste aziende hanno avviato azioni legali per il recupero dei soldi spesi.
Intanto, la Procura di Roma sta portando avanti l'inchiesta legata alle commissioni percepite da Mario Benotti e altri soggetti per aver portato in Italia milioni di mascherine prese in Cina da tre diverse aziende. Ai domiciliari è attualmente finito Jorge Edisson Solis San Andres, uno degli indagati, perché si ravvisa la possibile «reiterazione del reato». Nelle carte si legge che Mario Benotti «sfruttando le sue relazioni personali con Domenico Arcuri, si faceva prima promettere e quindi dare indebitamente da Andrea Tommasi (della Sunsky, ndr), che agiva in concerto con Daniele Guidi e Solis, la somma di 11.948.592 euro, confluita per 8.948.852 sul conto della Microproducts srl» della compagna Daniela Guarnieri, della Partecipazioni Spa, quale «remunerazione indebita perché svolta al di fuori di un ruolo istituzionale/professionale».
Arcuri ha negato a più riprese di avere contatti con Benotti, ma le carte dicono qualcosa di diverso, ovvero confermano contatti serrati, fino all'ottobre scorso, tra il commissario e l'ex giornalista Rai. Sono 1.
282, infatti, i contatti telefonici avuti tra i due finché un membro della struttura commissariale, tal Mauro Bonaretti, non confessa in una intercettazione a Benotti che Arcuri preferisce non parlargli per «evitare casini». Un punto su cui la Guardia di Finanza, su ordine della Procura, sta indagando.
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