Arisa, l'abiura non basta: rinuncia al Gay Pride dopo le frasi pro-Meloni

Ancora polemiche sulla cantante, inutili le scuse in tv. Dalla kermesse: "Rimani a casa"

Arisa, l'abiura non basta: rinuncia al Gay Pride dopo le frasi pro-Meloni
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«O di qua, o di là. O dentro, o fuori. O con noi, o contro di noi». Chi vuol essere incluso detesta includere. Tolleranza zero e cacciata degli «infedeli» dal paradiso del Gay Pride e dei diritti Lgbtq+ etc, etc, etc. Da quando la cantante Arisa (che dopo essere stata madrina della kermesse nel 2022 avrebbe dovuto presenziare agli appuntamenti di quest'anno a Milano e a Roma) ha dichiarato nella trasmissione La Confessione di Peter Gomez, che le piace la premier Giorgia Meloni, che è contenta di vedere una donna in quella posizione perché «ha tanta cazzimma» e perché «sulla faccenda dei diritti è come una mamma severa e molto spaventata», è stata bersagliata da una tale gragnola di insulti sui social che ieri, il manager dell'artista ha annunciato la rinuncia al Pride. Agli inclusi non inclusivi non basta l'abiura. Arisa è fuori dal giro, dal numero chiuso (dall'interno) della lobby che combatte le lobby: il prossimo tuo non come te stesso, evidentemente.

E dire che questo finale, Arisa l'ha visto arrivare da lontano per dirla come (ri)usa tanto. Lo sapeva da prima di pronunciare quelle parole che effetto avrebbero fatto e i suoi amici l'avevano pure messa in guardia. Ma niente, cosa bisogna aspettarsi da una che si è imposta sulle scene musicali con un brano dal titolo «Sincerità». Per lei tacere, essere prudente, fare scelte diplomatiche sarebbe come accontentarsi delle uova del supermercato: senza peso, senza carattere, senza sapore col tuorlo smorto e il bianco acquoso. Arisa è una che disfa e sfascia, una che plasma certezze dove ce ne sono e le smonta dove paiono granitiche. Quindi, in perfetto stile Arisa ha pronunciato quelle frasi «infrequentabili». Ma poi si è trovata nell'epicentro del dissenso. E a quel punto non è bastato neppure andare a fare «abiura», appunto, a Domenica In da Mara Venier: «C'è stata una sorta di misunderstanding. Io sono una paciera, cerco sempre di trovare un equilibrio anche quando l'equilibrio sembra non esserci - ha detto - Sono sempre stata dalla parte di tutte le minoranze, per esempio da quella delle donne, posso anche essere contenta se una donna come me ricopre la più alta carica dello Stato. Ho detto che la Meloni mi piace, poi che ci siano difficoltà sull'accettazione e sul riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQ+ è vero: vorrei che fosse chiaro che io non sono una voltabandiera, sono quindici anni che sono dalla parte di questa comunità e continuerò a starci fino alla fine della mia vita». E ha dovuto perfino aggiungere rivolgendosi direttamente alla premier: «Non voglio risultare come una traditrice, chiedo alla signora Meloni di non agevolarmi in nulla», in riferimento ad un suo eventuale endorsement verso Fratelli D'Italia, come molti hanno paventato sui social, per ottenere uno slot nel cast della prossima edizione del Festival di Sanremo. Gli insulti sono continuati, le prese di distanza nei suoi confronti pure.

E ieri si è arresa: «Oggi al mio manager è stato consigliato da parte degli organizzatori, di dirmi di non presentarmi al Pride di Milano a causa dell'ipotesi che alcuni membri della comunità possano in qualche modo mettermi in imbarazzo».

Ironica Luxuria: «Forse ha deciso di non sposare più le nostre cause.

La prossima volta magari andrà a una manifestazione di Fratelli d'Italia... E comunque basta con questo vittimismo, le nostre sono manifestazioni pacifiche, non c'è mai stato un episodio di violenza». A parte questo, s'intende.

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