Il magic moment della sfilata di Armani a New York arriva con una bellissima donna alta e bionda che cammina a passo svelto davanti al facchino carico delle sue valige. Lei è Agnese Zogla, storica modella della maison, prediletta dal maestro che sul suo corpo longilineo prova e perfeziona tutte le sue creazioni. Stavolta si tratta di una giacca doppiopetto color tortora tagliata poco dopo il punto vita sopra a un paio di pantaloni in tinta infilati negli stivali a tacco basso che ti permettono di camminare spedita davanti al «porter» in livrea per salire e scendere dal treno senza problemi. Siamo in un'immaginaria stazione ferroviaria degli anni '30 e '40 magistralmente ricostruita nel gigantesco salone delle adunate della Park Avenue Armory, la storica armeria del 7° reggimento della Guardia Nazionale degli Stati Uniti. E' un luogo di culto per il popolo della moda che qui ha assistito alle più belle sfilate di Marc Jacobs tra cui quella con Lady Gaga vestita da strega. Ad Armani non servono né top model né personaggi famosi in passerella: lui mostra la collezione della prossima estate su 97 persone di ambo i sessi magistralmente trasformate in creature di un sogno incastonato nella realtà. «Sono vestiti per donne che viaggiano, che si cambiano ma che hanno un certo senso pratico» dice lui raccontando di aver voluto ambientare lo show in una stazione d'altri tempi perché in questa sua moda c'è l'idea di un viaggio fantastico in cui le epoche e i luoghi approdano sempre alla contemporaneità. In alcune uscite sono evidenti i riferimenti a quell'Oriente che per Armani è sempre stato più un profumo che una fonte d'ispirazione. C'è qualcosa del Marocco nelle calottine che raccolgono i capelli, un tocco di India nella forma del sari evocata dai sublimi panneggi di alcuni abiti da sera, l'eleganza impeccabile del Punjabi dress che abbina lunghe casacche svolazzanti ai pantaloni di linea sciolta per poi arrivare ai colori soffusi dei deserti con gli improvvisi luccichii del sole sulle dune. Tutto torna comunque a New York, la città che non dorme mai, in cui Armani alla tenera età di 90 anni si lancia nella nuova avventura del real estate. Ha infatti acquistato una meravigliosa palazzina degli '30 e '40 al 760 di Madison Avenue trasformandone gli spazi (9000 metri quadri in tutto) in 12 appartamenti superlussousi da 250 metri quadri ognuno. Uno di questi (il più bello, con una terrazza da sogno) è di proprietà dello stilista-imprenditore che ha già venduto tutte le cosiddette Armani Residences per cifre da capogiro. Si parla di 7 milioni di dollari per appartamento visto il costo al metro quadro nell'Upper East Side e come se questo non bastasse nell'edificio c'è anche una strepitosa boutique con quattro piani dedicati a tutto ciò che crea Armani: dai vestiti completi di accessori per lui e per lei ai gioielli, dai profumi ai prodotti di bellezza e al make up, dagli arredi agli articoli per la casa passando per una selezione dei raffinatissimi Armani dolci. Con 8 vetrine e un ristorante con un'apertura indipendente su strada, l'Armani Building rischia di diventare una nuova destination di Manhattan che sta lentamente tentando di recuperare lo smalto perso con la tragedia del Covid, ma resta come dice Re Giorgio: «Una città magica, capace sempre di cambiare, fonte di idee, d'innovazione e autentica segnaletica dei movimenti mondiali perchè quel che succede qui poi succede nel resto del mondo». Inevitabile a questo punto chiedergli cosa pensa di Kamala Harris che potrebbe diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti. «Trovo sia una persona particolare e interessante risponde lui - i tratti del suo viso sono abbastanza intriganti: ha una forza non banale.
Il fatto che sia una donna non m'interessa più di tanto, basta che sia una donna valida e con i requisiti giusti per un ruolo così importante. Non è facile far accettare a tutti che una signora possa occupare quello che forse è il posto più importante del mondo, ma secondo me è un buon inizio per cambiare un po' le carte in tavola».
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