Armatori furbetti, la denuncia di Onorato: "Stranieri assunti con gli sgravi per gli italiani"

Vincenzo Onorato, presidente di Moby: "Zero controlli: i nostri a terra, extracomunitari sfruttati"

Armatori furbetti, la denuncia di Onorato: "Stranieri assunti con gli sgravi per gli italiani"

L'«editto» del Primo Maggio ha fatto rumore. Vincenzo Onorato spara alzo zero contro la politica. Un vero e proprio manifesto a mezzo stampa pubblicato dai maggiori quotidiani italiani, scegliendo, non a caso, proprio il giorno della Festa del Lavoro.

Presidente Onorato, la sua denuncia contro altri armatori è forte e circostanziata. Può spiegarci meglio a chi è indirizzato il suo messaggio?

«Alla Politica con la P maiuscola. Quando nel 1998 è stata varata la legge 30/98 fu un grande successo per gli armatori. Questa legge concede agli armatori italiani la quasi totale defiscalizzazione e la totalità degli sgravi Inps e Irpef per i marittimi imbarcati. Ma con il solo obbligo di imbarcare marittimi italiani. Era nata bene. Poi, nel corso degli anni, con accordi sindacali mirati e, soprattutto, basandosi sul dato di fatto che nessun governo o amministrazione competente sa esattamente chi è imbarcato sulle navi italiane. È così, ahimè! Quindi gli armatori ne hanno approfittato per imbarcare massicciamente marittimi extracomunitari a stipendi da fame e lasciare a casa la nostra gente. Così si è creato il più grande paradosso industriale della storia italiana: gli armatori non pagano le tasse e non favoriscono l'occupazione dei propri connazionali».

La scelta di acquistare pagine sui maggiori quotidiani nazionali proprio nel giorno della Festa del Lavoro, non è casuale...

«Di casuale non c'è niente: che cosa deve festeggiare il marittimo del Sud che è stato sbarcato per far posto a un extracomunitario? I nostri a casa a fare la fame mentre gli extracomunitari la fame la fanno direttamente a bordo con paga mensile di 300 dollari».

Lei parla di desertificazione delle attività marinare proprio là dove la popolazione un tempo viveva di questo lavoro.

«Basta andare a fare una passeggiata nelle città e nei paesi costieri italiani. Dove prima c'era lavoro ora c'è un tasso di disoccupazione da rivoluzione. Tutti parlano ma nessuno fa niente, la lobby degli armatori, Confitarma, ha ottimi contatti politici da sempre e li sfrutta a proprio favore, mentre i marittimi non hanno una voce che li difenda».

È vero che la politica non ha mai fatto ordine in questo settore. Colpevolmente. Quali i provvedimenti da adottare nell'immediato?

«La politica non controlla l'operato degli armatori. Come ho già detto nessuno sa quanti extracomunitari sono imbarcati sulle navi italiane al posto degli italiani. Si deve prendere immediatamente questo provvedimento: tu armatore italiano vuoi la quasi totale defiscalizzazione - quale altra industria italiana non paga le tasse? - vuoi la totale esenzione Irpef e Inps per i marittimi imbarcati? Bene, allora almeno per la tabella di armamento-sicurezza (il numero legale minimo degli imbarcati a bordo) devi imbarcare soltanto italiani o comunitari. Se non ci stai devi pagare le tasse come tutti gli altri!».

Veniamo ai costi. Un giovane italiano al primo imbarco percepisce una paga netta di circa 2mila euro mensili. Un extracomunitario circa 300 dollari. Poi ci sono le agevolazioni fiscali. E quindi danni ingenti anche per l'Erario...

«Se la legge venisse riscritta come ho detto, lo stato risparmierebbe oltre un miliardo di euro l'anno e creerebbe certamente occupazione. Oggi queste ingenti risorse vanno solo agli armatori senza alcun beneficio. E poi si parla di raschiare il fondo del barile...».

Lei accusa la politica di aver abolito il ministero della Marina Mercantile mettendo in crisi tutta la lunga filiera dell'economia marittima.

«L'Italia potrebbe vivere, anche se non soprattutto, di mare. Ma non c'è sensibilità sull'argomento. È necessario istituire un ministero del Mare, un generico ministero dei Trasporti affidato ormai alla buona volontà di pochi funzionari competenti non è più sufficiente. La politica deve tornare anche alla gente di mare e la gente di mare oggi è a casa fare la fame e nessuno l'ascolta».

Per la cronaca, nel 1880, anno di fondazione, il gruppo aveva solo due navi a vela operative sulla tratta Napoli-Sardegna. Dopo cinque generazioni è diventato uno dei più importanti operatori al mondo per trasporto di merci e passeggeri.

Oggi la Onorato Armatori possiede le compagnie di navigazione Moby, Toremar e Tirrenia (acquisita nel 2015): una flotta di 64 navi, tutte italiane, circa 4mila dipendenti - tutti italiani, precisa - e 614 milioni di ricavi.

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