Armi e futuro comune. L'asse tra Putin e Kim che preoccupa gli Usa

Lo Zar a Pyongyang dopo 24 anni. Il "sostegno reciproco", tensioni con Seul

Armi e futuro comune. L'asse tra Putin e Kim che preoccupa gli Usa
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Sono trascorsi ben 24 anni da quando un Vladimir Putin da poco entrato in carica era stato in visita per l'ultima e unica volta in Corea del Nord. Allora era stato ricevuto da Kim Jong Il, che nella liturgia ufficiale del regime stalinista-dinastico di Pyongyang veniva denominato «il Caro Leader». Ieri a ricevere Putin (che si avvia a battere il record di Stalin di permanenza al Cremlino) c'era il figlio Kim Jong Un, che dal padre scomparso nel 2011 ha ereditato direttamente un potere assoluto sul suo mezzo Paese.

Il regime nordcoreano è rimasto simile ad allora, se possibile incanagliendosi ulteriormente. Ma tante cose sono cambiate in 24 anni. Kim Jong Un, con l'aiuto sottobanco soprattutto del Pakistan e dell'Iran, è riuscito a mettere insieme un piccolo ma pericolosissimo arsenale nucleare e ha cominciato a minacciare con missili giganteschi i suoi vicini e gli stessi Stati Uniti loro alleati. Grazie alle armi che ha accumulato, spendendo cifre immense e infischiandosi del popolo che affamava, si è trasformato in un attore internazionale in cerca di un prestigio malato. E ha trovato la sua occasione nella guerra che Putin che in questo quarto di secolo ha imposto la sua dittatura alla Russia e si è dedicato a ricostruire l'impero di Mosca - ha scatenato nel febbraio di due anni fa in Ucraina.

È per questo che adesso Putin è a Pyongyang: ha sbagliato i suoi conti e ha bisogno di comprare armi all'estero. Credeva di mangiarsi l'Ucraina in qualche settimana, ma dopo più di due anni il suo esercito è ancora impantanato lì, con quasi mezzo milione tra morti e feriti. Nonostante la falsa propaganda sullo strapotere militare della Russia, le munizioni non bastano più e per continuare la sua invasione deve importarne quantità enormi, oltre a droni e missili. E siccome l'Occidente alleato dell'Ucraina ostacola in tutti i modi questi suoi commerci, i suoi fornitori si contano sulle dita di mezza mano: l'Iran, la Cina (sottobanco), e appunto la Corea del Nord.

Ieri, senza fornire immagini del suo viaggio per via della crescente paranoia sulla sua sicurezza personale, Putin ha raggiunto l'Estremo Oriente russo e da lì in un percorso uguale e contrario a quello che l'anno scorso aveva portato Kim in Russia è andato in Corea del Nord. Prima di arrivarci, ha fatto sapere di apprezzare enormemente «il forte sostegno di Pyongyang alla Russia nella guerra in Ucraina» e ha garantito che «per il futuro, la Russia si schiererà invariabilmente con la Corea del Nord». Una tendenza che preoccupa il Pentagono, come ha detto ieri il suo portavoce John Kirby.

Di cosa ha bisogno Putin abbiamo già detto: armi, armi e ancora armi (avrebbe già ricevuto settemila container di munizioni nordcoreane per ferrovia, oltre a missili di varia qualità che sono già stati usati in Ucraina, anche contro obiettivi civili), oggi e per un lungo futuro, perché la guerra in Ucraina sarà lunga e per questo l'economia russa sta venendo mutata in un'economia di guerra. Ma Putin cerca in Kim Jong Un anche un vero e solido alleato personale da aggiungere come quarta gamba all'Asse del male con Cina e Iran.

Ma Kim cosa vuole da Putin? Kim vuole tanto. In cambio delle sue forniture militari pretende tecnologia russa avanzata in campo nucleare, missilistico e perfino spaziale (quest'ultima come elemento di prestigio per il suo regime), forniture di cibo e altri beni di consumo, sostegno esplicito contro l'alleanza tra la Corea del Sud e Washington. E mentre chiede questo, alza la tensione al confine col Sud: in questi due giorni ci sono stati scontri a fuoco coi soldati di Seul, che hanno reagito a ripetuti sconfinamenti nella zona demilitarizzata.

Diversi militari del Nord sono morti saltando sulle mine.

Intanto, anche la Russia è protagonista di sinistre vicende belliche: Kiev l'accusa di aver decapitato, nella sua sanguinosa e lentissima avanzata nel Donbass, un prigioniero ucraino in stile Isis.

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