Arriva dall'America la prima cannonata contro il centrodestra "Tempi cupi per l'Italia se vincerà la Meloni"

La stampa internazionale inizia la campagna contro la leader Fdi. L’editoriale del "New York Times" di un opinionista di estrema sinistra. Attacchi anche dalla Germania: "Rischio di una nuova marcia su Roma". Offensiva di "Repubblica".

Arriva dall'America la prima cannonata contro il centrodestra "Tempi cupi per l'Italia se vincerà la Meloni"

Giorgia Meloni si trova a fare i conti, in una campagna elettorale di soli due mesi, con molte diffidenze internazionali. Diffidenze è poco. Il lavoro portato avanti dalla leader Fdi per togliersi di dosso l'etichetta di post-fascista non è bastato. Si è accreditata a Bruxelles, diventando presidente del gruppo parlamentare dei Conservatori e riformisti Europei. È su posizioni chiaramente atlantiste, e pure dall'opposizione si è schierata con gli aiuti militari all'Ucraina, in modo ancora più netto rispetto alla Lega di Salvini. Lo scorso febbraio è stata ospite della convention dei Repubblicani a Orlando, in Florida. Ma evidentemente non è bastato. Da qualche giorno, dopo la caduta del governo Draghi e la notizia delle elezioni con la possibile (probabile, secondo i sondaggi) vittoria del centrodestra e successo personale della Meloni, si è scatenato un fuoco multipolo sulla stampa internazionale, anche quella in cui si è soliti intravedere il punto di vista dei «poteri forti» (quelli che si auguravano la prosecuzione del governo Draghi, per intendersi). Il Financial Times parla della Meloni come di una leader di «estrema destra» (hard right) con «radici neo-fasciste». Il New York Times la demolisce con un articolo che definisce «cupo» il futuro dell'Italia con al governo la Meloni e i suoi «Brothers of Italy». L'autore, David Broder, non è un giornalista del quotidiano newyorkese ma uno storico e traduttore che vive a Roma, scrive su riviste online di estrema sinistra come Jacobin (cioè giacobino, tutto un programma). Ha già scritto un libro sulla destra populista italiana e, informa il Nyt, sta lavorando ad un libro sul «fascismo nell'Italia contemporanea». Un autore quindi totalmente di parte, ma l'articolo compare nella sezione opinioni del Nyt che ha un peso (infatti viene citato in un altro articolo da Paul Krugman, economista premio Nobel e guru della sinistra libera americana: «Sono d'accordo, l'Italia potrebbe rappresentare il futuro dell'Occidente. Ed è tetro»). «Forse non bruceremo tutti insieme nel fuoco. Ma se l'estrema destra salirà al governo, in Italia o altrove, sicuramente qualcuno di noi lo farà» scrive Broder.

Ma anche altrove la leader di Fdi viene presa di mira. Il quotidiano berlinese Tagesspiegel la definisce «la speranza dei fascisti», «i suoi simpatizzanti includono nostalgici di Mussolini ed ex teppisti neofascisti. Durante le loro apparizioni si può vedere regolarmente il saluto romano, che corrisponde al saluto di Hitler nella Germania nazista» scrive il corrispondente da Roma, Dominik Straub. Il quale ricorda le date: «A cento anni esatti dalla marcia su Roma di Benito Mussolini e dalla presa del potere il 30 ottobre 1922, è probabile che il governo venga assunto da una personalità che ha costruito tutta la sua carriera politica nelle nebbie dei vari partiti e gruppi postfascisti». Una coincidenza temporale evidenziata anche dal Süddeutsche Zeitung, in un articolo titolato «Gli eredi di Mussolini marciano su Roma».

Una campagna che in Italia ha potato avanti soprattutto Repubblica, che infatti ieri apriva la sua versione web con l'ennesima inchiesta sul «passato di Fdi che non passa: l'ombra nera mai fugata», la fiamma nel simbolo, la tomba di Mussolini, il caso Fidanza... Secondo la leader di Fdi «si stanno muovendo una serie di think tank della sinistra italiana che vanno in giro a dire che se vine la Meloni l'Italia viene risucchiata da un buco nero», però corregge il tiro sul comizio in Spagna da Vox, quello sulla lobby gay, «cambierei il tono» dice alla Stampa.

La questione entra anche nei ragionamenti della coalizione. Tra gli alleati, Forza Italia e Lega, c'è il timore che la Meloni sia molto attaccabile su questo fronte del pericolo fascista, alimentato dalla stampa internazionale, quella che leggono a Bruxelles.

E che quindi una candidatura della Meloni a premier del centrodestra possa indebolire la coalizione in campagna elettorale. Anche per questo (ma non solo), su chi farà il premier in caso di vittoria non ci saranno indicazioni troppo precise in campagna elettorale.

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