Arriva l'algoritmo che ci dirà se ci comportiamo da evasori

Nel Pnrr previsti 25 milioni. Gli esperti: ma qualcuno ci spieghi come funziona. Sarà boom di avvisi bonari

Arriva l'algoritmo che ci dirà se ci comportiamo da evasori

Arriva l'algoritmo predittivo che capirà se siamo evasori oppure no. Tra gli allegati del Piano nazionale di ripresa e resilienza c'è un capitolo di spesa di 25 milioni di euro. L'obiettivo è «prevenire reati di natura fiscale ed economica». «L'algoritmo servirà a far dialogare le 161 banche dati di cui ha già parlato il Giornale - spiega Antonio Gigliotti del Centro Studi Fiscal Focus che ha scoperto il passaggio in un allegato del Pnrr - che attraverso la manipolazione di questi dati dovrebbero individuare in automatico i soggetti che hanno un comportamento rischioso. Ma bisogna capire bene quali, per evitare storture tipo studi di settore, e la presunzione di colpevolezza che ha già riempito i magazzini dell'Agenzia delle Entrate di cartelle inesigibili, con costi per la collettività anche a fronte di riscossioni a esito zero». «Ma ci sono anche degli aspetti positivi - dice al Giornale il tributarista Gianluca Timpone, autore del libro La Repubblica delle Tasse (Castelvecchi) - perché finalmente al contribuente non saranno più richieste le informazioni di cui lo Stato è già in possesso. Per esempio oggi i bonus Covid vanno indicati nelle dichiarazioni dei redditi, ma lo Stato che chiede l'informazione è lo stesso soggetto che quel bonus l'ha erogato».

Ma come farà un contribuente a sapere quale saranno i segnali «predittivi» che nascondono comportamenti da evasore? Troppi prelievi al bancomat? L'uso eccessivo di contanti? O di carte di credito prepagate? Non lo sappiamo. Il paradosso sarà che chi spende anziché essere premiato sarà perseguitato, mentre chi risparmia non rischia alcun warning. «E poi bisognerà spiegare l'algoritmo agli italiani per capire come eventualmente modificare le nostre abitudini», conclude Timpone.

Già oggi la battaglia con l'Erario sulla famosa compliance si combatte ad armi impari. Se un soggetto vuole difendersi per dimostrare la sua «fedeltà fiscale» deve pagare, non ha le stesse banche dati a disposizione dell'Agenzia delle Entrate (sentenze, circolari, eccetera) e anche in caso di una causa temeraria il funzionario responsabile dell'errore non paga, ma il costo si spalma sulla collettività. Anzi, è lo stesso Pnrr che prevede un aumento della compliance, intesa come notifiche bonarie sulle eventuali infrazioni, in aumento del 40% rispetto al 2019 con incassi stimati in aumento del 30%. Peraltro c'è anche un piccolo giallo. «Algoritmo predittivo? Noi abbiamo ricevuto il documento poche ore prima della votazione - dice Galeazzo Bignami, deputato Fdi e componente della commissione Finanze della Camera - i dettagli nelle schede non erano noti al momento del voto». Anche perché gli atti che il Giornale ha consultato sono cospicui, molto tecnici e scritti in inglese. Un bel mistero...

Tra le more del provvedimento c'è anche la conclusione del federalismo fiscale entro il 2026. «Si rischia il Far West sulle imposte comunali», sottolinea ancora Gigliotti, che ricorda l'enorme differenza tra le aliquote su Ici, rifiuti o acqua da Comune a Comune. Imposte tra le più evase. Ma gli italiani sono davvero un popolo di disobbedienti fiscali? «No», dice l'avvocato Claudio Defilippi, legale esperto in contenziosi con l'ex Equitalia. Mentre parla ci mostra una sentenza del tribunale di Parma che applicando la legge sul sovraindebitamento abbatte i debiti del suo cliente da 492mila euro a 18mila euro, pari a 300 euro al mese. «Da Parma a Milano ci sono aziende che falliscono anche per 5mila euro, perché il governo non ha previsto alcuna moratoria.

Serve una pace fiscale anche per evitare sperequazioni tra chi paga il 4% - in nome della legge - e chi il 110%».

E dopo la pace, sarà guerra. Ma grazie all'algoritmo un domani basterà guardare in faccia un bambino per capire se sarà in regola. O se è già un... ometto.

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