Mantenere le scorte per garantire la seconda dose. Questa la raccomandazione per la strategia del piano vaccinale che arriva dai responsabili scientifici del ministero della Salute. Le big pharma si sono dimostrate inaffidabili e dunque si dovrà essere pronti a rimodulare le dosi a seconda della disponibilità e del fabbisogno.
Difficile ipotizzare che al momento si possa tornare a somministrare fino a 90mila dosi al giorno come nella primissima fase della campagna prima che arrivasse la doccia fredda in merito alla riduzione delle dosi da parte di Pfizer e poi di Astrazeneca. Il taglio del 60 per cento delle dosi annunciato da quest'ultima è quello che di fatto compromette i tempi del piano vaccinale che procederà con gli stessi criteri ma ovviamente al rallentatore. Proprio per questo l'Italia punta a rendersi, almeno per il prossimo futuro, indipendente dalle aziende straniere con un accordo tra Invitalia, la struttura che fa capo al commissario all'emergenza Domenico Arcuri, e la Reithera. Lo stesso Arcuri ha confermato il via libera all'accordo che prevede un investimento di 81 milioni di euro per l'azienda italiana. Di questi 69,3 milioni andranno alle attività di ricerca e sviluppo per la validazione e produzione del vaccino contro Sars Cov2 e il resto, 11 milioni, verrà investito nell'ampliamento dello stabilimento di Castel Romano, nei pressi di Roma, dove sarà prodotto l'antidoto. L'auspicio è averlo pronto per giugno.
Arcuri ha anche reso noto il calendario delle prossime consegne con una puntualizzazione chiara che conferma quanto pubblicamente ribadito dal commissario ovvero che non si fida più delle aziende e che quindi non è responsabile di altri eventuali tagli e si impegna «a comunicare eventuali, non auspicabili, modifiche che dovessero pervenire dalle stesse aziende fornitrici». Il commissario ha girato la diffida a Pfizer inviata dall'Avvocatura generale dello Stato alla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea affinchè avvii «un'interlocuzione con l'esecutivo comunitario per l'adozione di ogni opportuna azione contro i comportamenti inadempienti di Pfizer, con l'obiettivo di tutelare gli interessi e la salute dei cittadini». Dunque almeno sulla carta dall'8 febbraio al 22 arriveranno per l'Italia complessivamente 2.405.430 dosi di vaccini. Da Pfizer 1.753.830 mentre da Moderna 651.600. Per Astrazeneca si attende ancora il via libera dell'Ema che potrebbe arrivare anche oggi o domani. Il criterio di distribuzione per le regioni resta quello della popolazione. Dunque alla Lombardia con oltre 10 milioni di abitanti andranno circa 400 mila dosi. Poi il Lazio, 232mila dosi; Campania, 230mila; Veneto, 197mila; Sicilia, 196mila; Emilia Romagna, 180mila; il Piemonte, 174mila; Puglia, 160mila; Toscana, 149mila; Calabria con 76mila; Sardegna, 70mila. Alla Liguria e alle Marche, circa un milione e mezzo di abitanti, toccheranno circa 61 mila; Abruzzo, 52mila; Friuli Venezia Giulia, 48 mila; Basilicata, 22 mila; Trento e Bolzano circa 21mila; Molise, 12 mila; Valle d'Aosta, 5mila. Per la ripresa a regime dal primo febbraio Arcuri ha precisato di essere «in attesa della ripartizione di dettaglio delle dosi».
E i governatori della Liguria, Giovanni Toti e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, chiedono ad Arcuri di rivedere i criteri di distribuzione guardando alla popolazione target per età: dosi in proporzione alla quantità di over 80 e poi di ultrasessantenni come da piano vaccinale.
Tutte le regioni si sono viste costrette a rivedere il cronoprogramma dei loro
piani slittati di circa di un mese per quanto riguarda la partenza per gli over 80 e per almeno un mese e mezzo per le categorie in calendario: gli over 60 ( 13 milioni di persone) e i pazienti con comorbilità (7milioni).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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