Bruxelles cerca una mediazione nella crisi tra Roma e Parigi: «Non possiamo permettere che due Stati membri si scontrino in pubblico e creino un'altra mega crisi sui migranti». La Commissione Ue chiede la convocazione di un vertice straordinario dei ministri degli Interni sul dossier immigrazione, da tenersi negli ultimi giorni di novembre, prima del previsto consiglio Interni di dicembre. L'urgenza è di ricomporre la frattura tra Italia e Francia e di discutere di «un piano d'azione con iniziative concrete per l'intera rotta» del Mediterraneo centrale. Ma da Parigi l'attacco frontale: «l'Italia non rispetta né il diritto internazionale, né il diritto marittimo», dice, in un'intervista rilasciata a Le Parisien giovedì pomeriggio ma che il quotidiano ha pubblicato ieri sera, la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna. «Il comunicato in cui Giorgia Meloni afferma, parlando a nome nostro, che spetta alla Francia accogliere i migranti - dice la Colonna - è in totale contraddizione con quello che ci eravamo detti. Questi metodi sono inaccettabili».
Il rischio è che la spaccatura si allarghi nel cuore dell'Europa, tra Paesi di primo ingresso dei migranti e quelli di approdo secondario, come Francia e Germania. Dopo che l'Eliseo con una prova muscolare ha blindato il confine già chiuso di Ventimiglia, ieri i Paesi del Mediterraneo - Italia, Grecia, Malta e Cipro - hanno firmato una dichiarazione congiunta indirizzata agli Stati membri. I ministri dell'Interno dei quattro Stati in prima linea nell'emergenza ricordano di trovarsi a «sostenere l'onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell'Ue. Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri». La denuncia più dura è sul fallimento delle ricollocazioni dei migranti negli altri Paesi e sulle ong: «Purtroppo, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua. E le Ong rispettino la cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue. Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera».
Per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi la lettera è una dimostrazione che «non siamo isolati» e che «la prospettiva di una risposta europea» alla questione migratoria «è concreta». Il Viminale punta così a un «approccio pragmatico» e al «coinvolgimento dell'Ue» nella gestione dell'immigrazione. Oltre che a una responsabilizzazione degli Stati di bandiera delle navi delle ong.
Di fronte allo strappo francese, con l'invito a sospendere le ricollocazioni dall'Italia, gli altri Paesi sono cauti: la Germania assicura che «andremo avanti nel nostro sostegno fino a quando l'Italia terrà fede alla sua responsabilità per l'accoglienza dei migranti salvati dal mare». Il Lussemburgo ribadisce che «non intendiamo sospendere la nostra partecipazione» per la redistribuzione dei migranti e «continueremo a mostrare solidarietà.
Inoltre, speriamo che Francia e Italia riusciranno a risolvere molto presto la controversia in modo tale che come europei possiamo continuare a cercare una risposta europea». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani porterà il dossier migranti sul tavolo del consiglio degli Affari esteri di domani: «I paesi Ue devono agire in nome della solidarietà».
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