Dodici neonazisti arrestati dalla polizia, recuperato un arsenale di armi da guerra. Progettavano di uccidere Giorgia Meloni e assaltare il Parlamento. Volevano sovvertire il governo instaurando uno «Stato etico e autoritario» incentrato sulla supremazia della razza ariana. Obiettivo del gruppo di fuoco, dunque, il presidente del Consiglio. Non solo. Nel mirino dei nazi Klaus Schwab, presidente esecutivo del Forum Economico Mondiale.
Undici persone addestrate per assassinare Schwab, altrettante per la premier e «far partire la guerra civile». Lo scenario ce l'hanno bene in testa i «lupi mannari»: «C'è un albergo davanti il Parlamento, da lì puoi sparare un colpo dall'alto» dice uno degli arrestati, Salvatore Nicotra, a Daniele Trevisani, leader della Werwolf. «Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano» la risposta. L'albergo è il Colonna Palace Hotel e le sue finestre sono proprio di fronte l'ingresso di Montecitorio. «A volte (Meloni ndr) si muove a piedi da quelle parti. Basterebbe essere sul posto con una pistola e un minimo di mira. Per i traditori è sufficiente un colpo in testa» scrive «Cesco Reggio», altro del gruppo. La Werwolf Division, i «lupi mannari», come la divisione d'assalto di Heinrich Himmler, sono stati stroncati dopo due anni di indagini, intercettazioni, pedinamenti al cardiopalma della Digos di Napoli e Bologna.
Dodici su 27 indagati finiti in carcere per aver promosso e preso parte all'associazione poi rinominata Divisione Nuova Alba, attiva su un canale Telegram. Capi e promotori della divisione Andrea Ziosi, Daniele Trevisan, Salvatore Nicotra e Federico Trevisani, incaricati di attuare l'attività di propaganda, azioni violente, proselitismo e indottrinamento, raduni, volantinaggi, addestramento.
In un'intercettazione si discute l'azione di uccidere Giorgia Meloni, definita «concubina di Sion», «una schifosa», «una strega», «una fascista che perseguita i fascisti», «traditrice» e, infine, «una che si è definita fascista finché non è salita al potere e ora rinnega di esserlo».
Agguato che «i lupi mannari» studiano facendo attività di dossieraggio, analizzando gli spostamenti della premier con sopralluoghi a Palazzo Chigi e a Montecitorio per individuare il luogo in cui compiere l'attentato. Progetti tenuti sotto controllo dalla Digos che non li ha persi di vista un solo istante dal 2022. Un piano non solo teorico, tanto da inviare un'informativa urgentissima in Procura nel luglio 2023 in cui si sottolinea la formazione di guerriglieri pronti a entrare in azione. Gli arrestati invitano i seguaci ad acquistare sul dark web armi automatiche e disporre un vero e proprio arsenale.
Il 15 maggio 2023 la polizia intercetta una conversazione agghiacciante: «Cosa devo dire? Che allenavo cinque persone potenzialmente guerriglieri da dargli un'arma in mano, andare davanti alla Meloni e sparargli (sic) in testa?». «I messaggi postati sul canale Telegram Werwolf Division Discussioni - riporta l'ordinanza di custodia cautelare della Procura di Bologna - mettono in evidenza come ciascuno degli iscritti fosse profondamente intriso di ideologia antisemita, xenofoba, fascista e neonazista, aderendo all'ideologia e al programma di azione del nazionalsocialismo del Terzo Reich e di Adof Hitler».
Gli indagati seguivano, insomma, ideali suprematisti e neonazisti basandosi sulla negazione e sull'apologia della Shoah. Un'inchiesta difficile, nata dagli accertati contatti tra i vertici dell'organizzazione con i leader di un'altra associazione sovversiva, l'Ordine di Hagal, stroncata nel 2022 dalla Digos partenopea.
Ogni «lupo mannaro» era distinto per ruolo, dal comandante, all'editore all'istruttore. Fra gli elementi sequestrati un volantino con l'immagine di un uomo armato con la skullmask con accanto il simbolo nazista del sole nero e una citazione dell'estremista di destra francese Dominique Venner.
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