«Ma quanto è lunga la lista della spesa concordata con Macron? Borsa italiana, Mediobanca, Generali, Ubi, Avio, Fincantieri, Fca, Luxottica, Unicredit, Bnl». Cosa vuole dire Adolfo Urso, senatore di Fratelli d'Italia, con questo tweet del 4 giugno? Scritto nel pieno delle audizioni del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale) di cui è vicepresidente?
«Voglio che si capisca il rischio che corre il Paese. Non c'è dubbio che la Francia di Macron sia stata molto utile all'Italia in questa fase, contribuendo all'apertura dell'Unione Europea e della Bce, guidata da un'altra francese, Christine Lagarde, verso nuove forme di aiuti. Ma la domanda è: a che prezzo?»
C'è un progetto francese per mangiarsi le aziende italiane?
«Quello che mi preme è segnalare un certo metodo che sta emergendo e che non può essere accettato perché riguardano gli asset strategici del Paese. Facciamo l'esempio di quello che ho letto su Borsa Italiana: ci sarebbe un progetto per un passaggio alla francese Euronext, coinvolgendo anche la Cdp, e con una governance che prevede presidente italiano e guida francese. Una fusione apparentemente equilibrata. Ma che in prospettiva vede prevalere la Francia. Con azionisti ben trattati e remunerati, certo, ma la testa pensante a Parigi».
Una strategia di lungo termine e molto invasiva.
«È questo il modello di cui parlo. E non è un'astrazione, lo abbiamo già visto applicato. In Luxottica per esempio, con Essilor, dove si è già visto che Del Vecchio ha fatto una grande operazione finanziaria, ma in prospettiva comanderanno i francesi. Idem per Fca con Peugeot, fusione concordata con la presidenza italiana, ottimi ritorni alla famiglia Agnelli, ma inclinata fin da ora verso Parigi, presente addirittura con lo Stato nel capitale».
Sono operazioni fatte sul mercato
«Certo. Ma se questo modello dovesse applicarsi a settori più delicati come l'editoria per esempio, o strategici per la sicurezza nazionale come la difesa, o se dovesse portare fino a Mediobanca e Generali, non è il caso di fare qualche ragionamento?»
È stato rafforzato il golden power.
«Idea buona che per primo avevo sollecitato ma applicata in modo maldestro. Bisogna pensare a un meccanismo efficace e giuridicamente inattaccabile con un sistema autorizzativo e non meramente notificatorio ed equiparando la soglia di intervento dei soggetti europei a quelli extraeuropei».
È questo il compito che svolge ora il Copasir? Individuare modelli e strade per difendere gli asset del Paese?
«Il Copasir sta svolgendo un ruolo strategico anche perché maggioranza e opposizione, 5 e 5 membri, collaborano come in nessun altro organismo democratico verso lo stesso obiettivo. Non a caso le decisioni sono approvate sempre all'unanimità, non a maggioranza. C'è un clima condiviso di difesa degli interessi nazionali».
Copasir come organismo parlamentare sempre più economico e finanziario. Si può dire?
«Sì e basta leggere le ultime relazioni annuali per capire il perché. Già con Gentiloni 2018, un esecutivo non certo sovranista, si denunciava la colonizzazione predatoria, con regia statuale, del nostro patrimonio tecnologico finanziario e industriale.
I temi sono 5G, banche, difesa, energia. E sotto l'esecutivo Conte 2019 si legge di minacce cibernetiche ed economico finanziarie. Come vede la fase attuale parte da lontano ma la crisi del Covid-19 ci rende più vulnerabili. Alziamo la linea del Piave».
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