"Attrice grazie a monsignor Paglia ma non sarò mai sposa in chiesa"

Il ricordo dell'artista, Cristiana Capotondi: "Fu lui a bonificare Trastevere e a segnalare ai miei genitori le mie capacità. Oggi mi fa da mentore e mi parla dell'aldilà"

"Attrice grazie a monsignor Paglia ma non sarò mai sposa in chiesa"

La tata le pulisce casa e lei ripassa con lo straccio. È in tournée con lo spettacolo La Vittoria è la balia dei vinti (che rievoca il bombardamento di Firenze del 1943), ma è anche sul set di una nuova fiction di Raiuno prodotta da Stand by me (per la regia di Giacomo Campiotti). Giura che il giorno in cui morirà avrà le maniche rimboccate e si struggerà all'idea di non poter più vedere il mare. Anche se don Vincenzo Paglia, suo mentore, confidente e confessore le ha dato rassicurazioni convincenti su ciò che troverà «di là».

Gli occhi chiari, il naso sottile, le labbra perennemente stese a sorriso. Ha i lineamenti perfetti per le pellicole in costume (o per la pubblicità del Mulino Bianco, che ha fatto davvero) e un'anima modernissima a muoverli «da dentro». Ha esordito al cinema a dodici anni, si è laureata in Scienze della Comunicazione, è diventata imprenditrice e capo della delegazione del calcio Femminile dell'Italia, poi teatro, doppiaggio, beneficenza... Cristiana Capotondi oggi ha quarantaquattro anni, è mamma di un bambina (Anna) di due, e si sente una donna «nell'azione». È così da quando era bambina e diceva di «voler mangiare per poter crescere ed essere forte».

In effetti è il vero motivo per il quale ci si nutre. Ma nessuno oggi parla così del cibo, semmai si nominano le calorie da smaltire, o le proteine da assumere...

«Il rapporto col cibo è spesso indice di altro, ha dinamiche profonde e la maggior parte delle volte viene da una storia familiare. Ricordo che la madre di una mia amica, quando eravamo piccole e andavamo dalle compagne di classe chiamava la mamma che ci ospitava per assicurarsi che la figlia non mangiasse troppo. E quando ho visitato il Bambin Gesù sono stata nel reparto che si occupa di disturbi alimentari. Ci sono storie tremende. È un problema che non ho mai avuto, forse anche grazie al fatto che ho un metabolismo fortunato».

E forse un'infanzia serena.

«Senza dubbio. Sono sempre stata una bambina solare. Iperattiva, veloce ma non ansiosa. E sono sempre stata poco attenta all'aspetto fisico. Forse per questo non me la sono mai presa davanti alle critiche, tipo quando mi dicevano che avevo poco seno o cose così. Frasi che i ragazzi dicono».

Bambin Gesù e opere benefiche. Sappiamo che ha anche un contatto semi quotidiano con l'arcivescovo Paglia.

«Ha battezzato mia madre e mia figlia, mi ha impartito la Comunione e la Cresima, è a lui che mi rivolgo quando qualcosa mi mette in difficoltà e soprattutto è grazie a lui se faccio questo mestiere».

Fa l'attrice grazie al Monsignore?

«Ha bonificato Trastevere, che è il quartiere nel quale sono cresciuta. Prima in quel quartiere c'era malavita, girava droga e i ragazzi si spegnevano come candele, il Libanese raccontato in Romanzo Criminale è morto lì, il giorno in cui sono nata. Paglia, che è un grande uomo di Chiesa, ha aperto la Basilica di Santa Maria in Trastevere a quei giovani e ha cambiato le cose. Una volta ha fatto venire una troupe della Rai, io allora ero negli Scout, aiutai gli operatori tutto il giorno e loro mi trovarono brava. Lo dissero a Paglia e Paglia parlò con i miei genitori: Dovrebbe farlo di mestiere. Perché lui è davvero, anche, un pastore delle anime».

Però il sacramento del matrimonio continua a non essere di suo interesse.

«Non lo è mai stato. Non sono cresciuta con il mito del matrimonio. Mi piace l'idea di celebrare un amore, ma non così».

Ma ha comunque avuto storie lunghissime...

«Decisamente. Per carità, negli anni mi sono tolta anche qualche curiosità, ma non sono una che si accende per relazioni fugaci, nemmeno nell'amicizia. Sono per la costruzione dell'amore, anche se non è all'interno del matrimonio».

Con Andrea Pezzi è stata quindici anni e avete ancora un ottimo rapporto, non è da tutti.

«Già, ma Andrea è una persona speciale. E il mio rapporto con lui, seppur trasformato, spero non finisca mai. Nell'arco degli anni abbiamo avuto tante storie in una».

Un grande uomo insomma. Parliamo di donne. Ce ne sono tre con le quali le piacerebbe dialogare: Liliana Segre, Angela Merkel e Giorgia Meloni.

«Mia mamma era di origini ebraiche e la storia della Segre, con la quale ho avuto modo di parlare una volta, mi affascina e mi fa inorridire al tempo stesso. Quando ripenso a lei bambina che con solo qualche pezzo della sua famiglia tornò a Forte dei Marmi e ritrovò le sue compagne che le chiesero ma dov'eri finita?..., mi vengono i brividi. La Merkel ha visto di tutto, compresa l'Europa trasformarsi, tra l'altro l'unica donna non madre che viene chiamata mamma. E poi la Meloni, la incontrai nel 2011 quando era ministro delle Politiche Giovanili, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, e capii che sarebbe potuta diventare presidente del Consiglio. Ha una grande determinazione».

Tre donne forti. Ha detto che vorrebbe che, da grande, sua figlia avesse la forza di saper chiedere aiuto. Lei fatica a chiederne?

«Assolutamente sì. Piuttosto che chiedere aiuto a qualcuno io rimango schiacciata da uno scatolone. Non ho idea del perché, forse fare da sola la considero una dimostrazione di autonomia e di indipendenza. Ma alla lunga il mio è un atteggiamento escludente. Ci sto lavorando».

Ha lavorato anche sul palcoscenico, si è data al teatro da poco.

«Ho scoperto il teatro dopo la maternità e mi sta piacendo moltissimo. Prima temevo la tournée e soprattutto la notte. Sono un animale diurno. Ma in questo spettacolo si è creata un'atmosfera meravigliosa. Infatti ci chiediamo già a vicenda cosa fate a Natale?».

C'è qualcosa che la mette in difficoltà?

«La mancanza di ironia e di autoironia. Le persone che ne sono prive mi mettono veramente in difficoltà. Non ho codici comuni con persone così».

Oscilla tra il controllo assoluto e la voglia di lasciarsi andare. Per questo le piace tanto nuotare?

«L'acqua è il mio elemento. Se mi sento stressata o agitata e mi immagino in acqua mi distendo immediatamente.

Mi vengono in mente le estati a La Maddalena e mi viene quasi da piangere per la nostalgia. E per il mare. Quando chiuderò gli occhi sarà la cosa che mi mancherà di più. Anche se Monsignor Paglia mi ha assicurato che troveremo bei lidi anche lì».

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