Aumentano le detrazioni per le scuole paritarie

Il tetto di spese scalabili sale da 800 a 1.000 euro. L'esecutivo salva gli investimenti in Pmi innovative

Aumentano le detrazioni per le scuole paritarie
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Un aiuto ai genitori che scelgono l'istruzione libera. Il tetto delle detrazioni fiscali per le spese scolastiche nelle scuole paritarie nel 2025 sarà innalzato da 800 a 1.000 euro. È quanto prevede uno degli emendamenti contenuti nei fascicoli dei relatori e del governo, depositati nella tarda serata di sabato e che oggi la commissione Bilancio della Camera comincerà a votare (ieri sera scadeva il termine per la presentazione dei subemendamenti). Inoltre, il contributo statale per le scuole paritarie con alunni disabili aumenterà di 50 milioni di euro nel 2025 e di 10 milioni annui dal 2026.

Tra le altre proposte di modifica dei relatori anche quella relativa alla Naspi. dal primo gennaio i lavoratori che hanno dato dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti avranno diritto alla Naspi in caso di licenziamento da un nuovo impiego solo se hanno almeno 13 settimane di contribuzione dal nuovo impiego, perso il quale si richiede l'indennità. L'obiettivo è fermare i «furbetti», ovvero dimissioni e rioccupazioni molto spesso di breve durata o intermittenti, per ottenere la Naspi o evitare alle aziende di pagare il ticket di licenziamento. Un altro emendamento, poi, equipara il personale medico dell'Inail a quello del Servizio sanitario nazionale, con una spesa autorizzata di 960mila euro annui a partire dal 2025.

Un altro testo esclude gli investimenti in start-up e Pmi innovative dal tetto di detrazione fiscale previsto per i redditi superiori a 75mila euro annui lordi. Questa modifica amplia le eccezioni già previste, che comprendevano spese sanitarie e interessi sui mutui contratti entro il 31 dicembre 2024. Anche la previdenza rientra tra gli ambiti di intervento. Oltre alla maggiorazione di 8 euro mesili dell'integrazione delle pensioni sociali, i neoassunti del 2025 potranno versare 2 punti in più di contributi all'Inps e la metà della spesa sarà deducibile. La contribuzione extra sarà computata nell'assegno pensionistico solo al raggiungimento dell'età di vecchiaia (oggi a 67 anni) previa domanda e non potrà essere utilizzata per le forme di flessibilizzazione delle uscite come, invece, è previsto per le somme versate alla previdenza integrativa quando contribuiscono al raggiungimento del requisito minimo.

Creato, infine, un fondo straordinario di 45 milioni di euro per il 2025 destinato al rafforzamento dei servizi sociali regionali. Per i Comuni in difficoltà finanziaria sono previsti 5 milioni aggiuntivi. Contestualmente, il Fondo per la legalità, che sostiene gli amministratori locali vittime di atti intimidatori, sarà incrementato di 5 milioni di euro l'anno per il 2025 e il 2026. La misura mira anche a potenziare le iniziative di promozione della legalità sul territorio.

Tra i fatti da segnalare accaduti ieri la protesta delle opposizioni, Azione esclusa, che hanno scritto una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, chiedendo di valutare l'inammissibilità di un emendamento. Il centrosinistra, sostanzialmente, lamenta l'eterogeneità delle materie che non permetterebbe «una compiuta istruttoria legislativa», attaccando apertamente il ministro Giorgetti.

Ma per un emendamento che suscita polemiche, ce n'è invece un altro che ha determinato soddisfazione. È quello relativo all'istituzione di un Fondo ad hoc al Mef per favorire la partecipazione dei lavoratori al capitale, ai risultati e alla gestione delle imprese, riprendendo un progetto di legge di iniziativa popolare della Cisl in Commissione alla Camera.

«L'auspicio ora è che l'approvazione della nostra proposta avvenga in tempi rapidi e con ampio consenso bipartisan per unire il Paese su una legge capace di promuovere un nuovo modello di sviluppo, più democratico e tutelato, solidale e produttivo, inclusivo e sostenibile», ha commentato in una nota Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, definendolo «un primo importante passo concreto verso un cambiamento culturale e strutturale nel sistema delle relazioni industriali».

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