Il governo Meloni conferma il mini-contributo all'editoria: 20 milioni di euro nel 2024 da dividere tra edicole e aziende editoriali. Briciole. Nonostante il pressing di Forza Italia e gli emendamenti di Italia Viva e Pd, la linea, a ieri sera, non sembrava mutata. Nella lunga maratona che si sta celebrando in commissione Bilancio, presieduta dal forzista Giuseppe Mangialavori, l'editoria ne esce con le ossa rotte. Il testo dell'emendamento della maggioranza non cambia: «In considerazione degli effetti economici derivanti dall'eccezionale incremento dei costi di produzione e al fine di sostenere la domanda di informazione, il Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione digitale dell'informazione e dell'editoria è incrementato di 20 milioni di euro per l'anno 2025, per la quota destinata agli interventi di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri», recita l'emendamento. Le risorse sono ripartite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nell'ambito degli interventi a sostegno dell'editoria di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri, previste dal Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione digitale dell'informazione e dell'editoria. Inoltre, lo stesso emendamento proroga per il 2025 il contratto tra il ministero dello Sviluppo e la società Centro di produzione. E stabilisce che per lo svolgimento del servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari è autorizzata la spesa di 8 milioni di euro per il 2025. Una scelta che rischia di avere pesantissime ripercussioni per un settore già in affanno. La maggioranza prova a dribblare il tema. Ai componenti Fdi della Commissione Bilancio è imposto l'assoluto silenzio stampa sul tema. No comment. L'imbarazzo è evidente. Forza Italia lascia aperto uno spiraglio: «Stiamo lavorando per aumentare il fondo. Lasciateci fare». Uno sbocco potrebbe essere il sub-emendamento al quale lavorano i partiti del centrodestra. La partita non è chiusa definitivamente. Si proverà a correggere in extremis, prima che la Finanziaria venga licenziata in Commissione Bilancio. Lo spiraglio a quanto trapela dalla Commissione potrebbe essere un fondo tra 5 e 10 milioni di euro per le pagine della cultura. Soldi che arriverebbero dal fondo del Mic e finirebbero nel settore editoria. Forza Italia con un emendamento a firma di Roberto Pella, capogruppo degli azzurri in commissione, chiedeva l'istituzione di fondo pari a 145 milioni di euro. «Una bozza che fonti della maggioranza confermano al Giornale è ormai sepolta». Pure il Pd chiede un fondo di 136 milioni di euro. Il partito di Matteo Renzi con una proposta in commissione di Francesco Bonifazi chiede di assegnare all'editoria almeno 60 milioni di euro. Proposte che per ora non trovano accoglimento nel campo del centrodestra. Il lavoro della commissione Bilancio procede a singhiozzo. Nel pomeriggio di ieri c'è stata la sospensione per riprogrammare i lavori d'Aula. Oggi è in programma l'intervento del premier Giorgia Meloni per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
Mercoledì pomeriggio il testo della manovra potrebbe essere licenziato per approdare in Aula. Pella (FI) fissa la tempistica: «Entro venerdì l'ok alla fiducia». Restano 24 ore per correggere il taglio all'editoria e dare sollievo a un settore in forte sofferenza.
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