Berlino. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz si è dimesso dopo essere stato indagato in un'indagine per corruzione e favoreggiamento. Le perquisizioni mercoledì scorso della polizia negli uffici della cancelleria federale, presso il ministero delle Finanze e presso la sede del partito popolare (Övp) guidato da Kurz avevano molto colpito gli austriaci.
Con una mossa a sorpresa Kurz lascia la guida del governo evitando così la mozione di sfiducia personale che le opposizioni avevano programmato in Parlamento per martedì prossimo: un passaggio pericoloso dopo che i Verdi, alleati dell'Övp al governo, avevano lasciato intendere come, da indagato, Kurz non fosse più «idoneo» a ricoprire il ruolo di cancelliere federale. «Mi piacerebbe che in questo Paese la presunzione d'innocenza valesse per tutti», ha spiegato l'ormai ex capo dell'esecutivo in un messaggio di sette minuti letto in diretta Tv poco prima della 20. Kurz ha ribadito che le accuse contro di lui sono «false» e basate su sms scambiati nel 2016, «e sono convinto che le respingerò».
Le titubanze dei Grünen e l'intervento a gamba tesa della leader del partito socialdemocratico (Spö) Pamela Rendi-Wagner devono avere convinto il cancelliere che disinnescare la mozione di sfiducia era la sua ultima speranza di tornare alla guida del Paese, se la bufera giudiziaria passerà e in fretta. Ore prima, Rendi-Wagner aveva invocato un governo di salvezza nazionale con l'appoggio della sua Spö, dei Verdi, dei neoliberisti di Neos e dell'ultradestra (Fpö) guidata da Herbert Kickl pur di togliere di mezzo Kurz.
Giocando al contrattacco, il giovane ma ben navigato Kurz ha affermato che in un momento difficile come quello della pandemia e delle riforme sociali ed economiche impostate dal suo governo «un esperimento politico a quattro partiti che in fin dei conti dipenderebbe anche dalla volontà di Herbert Kickl sarebbe da irresponsabili». Meglio quindi fare un passo indietro: «D'altronde in questo passaggio difficile, l'interesse del Paese è più importante della mia persona».
Per il ruolo di cancelliere, Kurz ha fatto il nome del ministro degli Esteri Alexander Schallen-berg, un diplomatico di carriera esterno all'Övp, diventato ministro a inizio 2019, quando Kurz governava il Paese insieme all'ultradestra. La mossa dimostra la perizia del capo del governo uscente: nomina qualcuno che lo sostituisca, venendo così incontro alle richieste dei Verdi, ma non dà spazio alla vecchia guardia del partito popolare. Al contrario, Kurz ha ricordato a maggioranza e opposizione che il leader dell'Övp è ancora lui e che diventerà capogruppo del partito in Parlamento. E ancora: «La squadra di governo della Övp mi ha assicurato che se fossi stato destituito, avrebbero lasciato l'incarico immediatamente; sono molto grato per questa prova di lealtà e di solidarietà».
La cronaca politica riprende da qua. Il vicecancelliere verde Werner Kogler ha salutato con favore le dimissioni di Kurz.
Si tratta «del passo giusto per il futuro lavoro di governo nel senso della responsabilità per l'Austria e per la reputazione del Paese all'estero». Kogler ha poi annunciato che si metterà al più presto in contatto con Schallenberg ricordando che finora la collaborazione con il ministro degli Esteri «è stata molto costruttiva».
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