Più il tempo passa, più si manifestano quei problemi, per lungo tempo silenziati, relativi allo schema di mobilità in Europa secondo la visione ideologica della Commissione Ue uscente: solo auto elettriche dal 2035. Facile a dire, ma complicato da attuare. L'ultimo problema, per altro sollevato giorni fa dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, riguarda la tassazione sui carburanti. Ebbene, in Italia nel 2023, il gettito complessivo, tra accise e Iva, è stato intorno a 39 miliardi. Ma se il parco elettrico dovesse aumentare, come auspicato dai fautori della «scossa», con il benestare - salvo poche eccezioni - delle Case automobilistiche, anche questo settore si vedrebbe coinvolto in una sorta di rivoluzione fiscale («traslazione del gettito», come accennato da Giorgetti). La ragione è semplice: lo Stato dovrà recuperare la perdita di 3,9 miliardi in accise, quota che potrebbe salire a 9 miliardi al 2040. Meno veicoli a benzina e Diesel si venderanno, più aumenterà il «rosso» dell'Erario. Quindi? Per sanare il tutto, ecco la necessità di compensare attraverso la tassazione delle auto a batteria, con effetti rilevanti sui consumatori.
Il Centro studi Unem, Unione nazionale energie per la mobilità (l'ex Unione petrolifera), nel valutare la domanda di energia tra meno di sei anni, prevede 5 milioni di tonnellate in meno di carburanti liquidi (il saldo tra la contrazione di prodotti fossili e lo sviluppo di quelli rinnovabili) insieme a una crescente richiesta di energia elettrica da parte di almeno 4 milioni di auto a sola batteria.
Da qui il «buco» in accise pari a 3,8 miliardi, ipotizzato nel 2030, che salirebbe a 9 miliardi dieci anni dopo, nonostante la continua tassazione dei carburanti liquidi rinnovabili al pari di quelli fossili.
«Se oggi, per fare 100 chilometri con un'auto elettrica, si spendono mediamente tra 5 e 6,5 euro - spiega Gianni Murano, presidente di Unem - al 2030 questa spesa potrebbe quadruplicare, considerato che il calo delle entrate fiscali si dovrebbe riproporzionare su circa 4,1 GWh di consumi elettrici legati al trasporto, con un aggravio stimato in circa 0,92 euro/kWh. Sommati a 0,35 euro/kWh medi attuali, il costo di una ricarica si porterebbe a 1,27 euro/kWh».
Considerando che una vettura elettrica, a seconda del modello, per fare 100 chilometri consuma tra 15 e 19 kWh, per compensare il minor gettito, la spesa per l'utente finale sarebbe infatti compresa tra un minimo di 19 e un massimo di oltre 24 euro, 4 volte il costo attuale e il doppio rispetto a quello sostenuto oggi con un mezzo ibrido a benzina.
«Del resto - aggiunge il presidente di Unem, Murano - se l'Italia è tra i Paesi dove la penetrazione dell'auto elettrica appare più lenta rispetto al resto d'Europa, è anche quello dove il gettito fiscale, garantito dalla mobilità, è sicuramente tra i più significativi. Credo che bisognerà lavorare per trovare soluzioni eque che non pesino troppo sui consumatori».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.